Le recenti parole del visitatore apostolico a Medjugorje monsignor Hoser sulla eventuale presenza di infiltrazioni della camorra hanno determinato sorpresa e sconcerto. Abbiamo interpellato il noto giornalista Paolo Brosio, grande devoto della Gospa e soprattutto cavallo di razza del giornalismo giudiziario, avendo seguito per Mediaset Mani Pulite.
Brosio, meravigliato delle parole di Hoser?
“Se davvero esiste una indagine penale delle autorità italiane con una rogatoria all estero e se ci sono accertamenti della Guardia di Finanza in corso a Medjugorje, e Monsignor Hoser lo sa, ha fatto bene a parlare. Male ed illegalità devono sempre essere denunciati. A patto che sia vero e non sia tutto basato solo su voci di corridoio “.
Che cosa intende dire?
” Fonti di stampa rivelano che un Ufficio Giudiziario della Campania avrebbe avviato indagini su presunti reati relativi a falsificazione di marchi di moda a Medjugorje e nella stessa inchiesta sarebbero venuti fuori agganci con la criminalità organizzata per viaggi ed alberghi. Se tutto questo è realtà , noto al vescovo polacco, condivido la sua scelta di parlarne. Ma se ha pronunciato l’ omelia per sentito dire, senza evidenze certe, nutro allora qualche perplessità”.
Che cosa deve fare la Chiesa?
“Se davvero la camorra sta infiltrando i suoi tentacoli a Medjugorje con la contraffazione di marchi , in viaggi ed hotel, quando ci sarà il processo, se ci sarà, la Chiesa ha il dovere di costituirsi parte civile, chiedendo il risarcimento dei danni all’immagine, perchè il rischio che tutto questo possa gettare una ondata di fango sui fedeli e la Madonna di Medjugorje è altissimo”.
La sorprende?
” Non voglio passare per cinico, tuttavia la storia , anche recente, ci insegna che queste cose spiacevolmente possono accadere, specialmente in luoghi affollati da fedeli e e pellegrini, dove circolano tanti soldi. Penso a San Giovani Rotondo, dove con la crisi del del turismo religioso gli hotel costruiti si sono trovati in difficoltà, fatto sfruttato dalla criminalità locale. Vado a Monte Sant’ Angelo, dove troviamo la Grotta di San Michele ed il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ( n.d.r. le indagini qui non hanno accertato nessi col fenomeno religioso e il santuario). A Pompei il Prelato Emerito monsignor Liberati, quando si dovevano ristrutturare le case di accoglienza, decise di bloccare gli appalti per sospetti di attività poco limpide e tutto questo gli è costato caro. Inoltre, ammesso che vi siano infiltrazioni della camorra, che nesso hanno con i messaggi? Nessuno”.
Bruno Volpe