“Pandemie- Dalla peste al Coronavirus. Storia, letteratura, medicina”: è il titolo dell’ ultima fatica del noto medico Paolo Gulisano. In realtà, è un remake ampliato di una sua precedente pubblicazione del 2005 che si chiamava “Pandemie, dalla peste all’aviaria”. Abbiamo intervistato l’autore.
Dottor Gulisano, come nasce questo suo libro?
“In tempi non sospetti, nel 2005, mi occupavo di pandemie e si parlava, anzi si agitava il fantasma, di una pandemia che doveva arrivare ed invece non arrivò. Ho ritenuto opportuno riprendere ed ampliare, attualizzandolo, quel mio lavoro.”
Che idea si è fatto di questa pandemia, quella da Covid?
“In Occidente abbiamo paura, spesso irrazionale, delle malattie ed infezioni da virus e naturalmente del contagio ed invece si muore per ben altre e diverse ragioni, ma non per contagio da virus. Questo timore è sfruttato dai poteri forti per avere un controllo capillare sulla e della popolazione. A mio avviso l’attuale, pur dichiarata tale dalla Oms, non è una vera pandemia”.
Controllo della popolazione, in che senso?
“Infondere la paura e il terrore per portare la gente ad accettare ogni tipo di limitazione o restrizione delle libertà individuali”.
Lei è medico. Le mascherine vanno usate?
“La mascherina è diventata un simbolo stesso della pandemia. E’ utile solo se uno lavora in un ambiente a rischio, penso ad un medico o infermiere, ma sono perplesso quando vedo chi la adopera all’aria aperta, da solo e persino in auto. Ma chi infetta? Il cruscotto?”.
In tv e nei media si sente dire che è possibile in autunno una seconda ondata. Condivide?
“Non è affatto certo e non so da dove traggano questo convincimento. Il Covid è una Sars e nel 2002 questo virus scomparve. Perchè allora non dovrebbe accadere la stessa cosa di allora?”
Che cosa fa pensare tutto questo?
“Non vorrei fare cattivi pensieri, ma è pensabile possa essere una spintarella per i vaccini, oppure al tracciamento di massa”.
In tv hanno impazzato ed impazzano i virologi. Qualcuno ha parlato di una specie di dittatura sanitaria…
“La salute è importantissima, ma adesso sembra che ci siamo creati la dea salute sul cui altare abbiamo sacrificato le libertà e penso anche a quella di culto. E’ una mentalità singolare e pericolosa in base alla quale il medico si è trasformato nel sacerdote pagano di una nuova religiosità. Un bene relativo è divenuto assoluto. Possiamo dire che è in atto il neo paganesimo della dea salute che ha scalzato persino Dio dalla scena. Al posto dei sacramenti, abbiamo posto il vaccino, una specie di tragica parodia del sacramento. Paragono il vaccino, facendo un parallelismo con la Scrittura, alla manna che cadeva nel deserto. E correndo dietro a questi concetti forse si vuole fare dimenticare la fame degli italiani e il loro progressivo impoverirsi”.
Bruno Volpe