La pazienza “non è la semplice tolleranza delle difficoltà o una sopportazione fatalista delle avversità”. A puntualizzarlo è stato il Papa, nell’omelia della Messa per la Giornata mondiale della Vita consacrata, celebrata nella basilica di San Pietro. “La pazienza non è segno di debolezza”, ha spiegato Francesco.
“È la fortezza d’animo che ci rende capaci di portare il peso dei problemi personali e comunitari, ci fa accogliere la diversità dell’altro, ci fa perseverare nel bene anche quando tutto sembra inutile, ci fa restare in cammino anche quando il tedio e l’accidia ci assalgono”. È Gesù, ha ricordato il Papa, a rivelarci “la pazienza di Dio, il Padre che ci usa misericordia e ci chiama fino all’ultima ora, che non esige la perfezione ma lo slancio del cuore, che apre nuove possibilità dove tutto sembra perduto, che cerca di fare breccia dentro di noi anche quando il nostro cuore è chiuso, che lascia crescere il buon grano senza strappare la zizzania”.
“Questo è il motivo della nostra speranza: Dio ci attende senza stancarsi mai”, ha ribadito Francesco: “È questo il motivo della nostra speranza. Quando ci allontaniamo ci viene a cercare, quando cadiamo a terra ci rialza, quando ritorniamo a lui dopo esserci perduti ci aspetta a braccia aperte. Il suo amore non si misura sulla bilancia dei nostri calcoli umani, ma ci infonde sempre il coraggio di ricominciare”. “Ci insegna la resilienza, il coraggio di ricominciare sempre, tutti i giorni”, ha aggiunto a braccio. (SIR)