“Quando qualcuno si rivolge a me e mi fa domande difficili – ‘ma Padre, perché soffrono i bambini?’ – davvero io non so cosa rispondere”. Lo ha ribadito, a braccio, il Papa, durante la prima udienza del 2017, in Aula Paolo VI.
Citando il testo di Geremia in cui si descrive Rachele che piange i suoi figli, brano poi ripreso da Matteo e applicato alla strage degli innocenti, Francesco ha ricordato che tale testo “ci mette di fronte alla tragedia dell’uccisione di esseri umani indifesi, all’orrore del potere che disprezza e sopprime la vita. I bambini di Betlemme morirono a causa di Gesù. E Lui, Agnello innocente, sarebbe poi morto, a sua volta, per tutti”. “Il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini, lo ha condiviso e ha accolto la morte”, ha proseguito il Papa: “La sua Parola è definitivamente parola di consolazione, perché nasce dal pianto”.
“Non dimenticate questo”, il monito a braccio rivolto ai presenti. E di fronte alle domande sul dolore innocente, il Pontefice risponde “soltanto” con questo suggerimento: “Ma guarda il Crocifisso, Dio ci ha dato suo Figlio e Lui ha sofferto, e forse lì troverai la risposta. Ma risposte di qua non ci sono. Soltanto guardare l’amore di Dio che dà suo Figlio che offre la sua vita per noi, può indicare qualche strada di consolazione. Per questo si dice che Dio è entrato nel dolore degli uomini”.
“E sulla croce sarà Lui, il Figlio morente, a donare una nuova fecondità a sua madre, affidandole il discepolo Giovanni e rendendola madre del popolo dei credenti”, ha concluso Francesco: “La morte è vinta, e giunge così a compimento la profezia di Geremia. Anche le lacrime di Maria, come quelle di Rachele, hanno generato speranza e nuova vita”. (SIR)