“Sono molto preoccupato per l’inverno demografico che sta vivendo l’Italia, le nascite sono calate e il futuro è in pericolo, prendiamo questa preoccupazione e cerchiamo di fare in modo che questo inverno demografico finisca e fiorisca una nuova primavera di bambini e bambine”. Lo ha detto il Papa ieri all’Angelus ricordando a modo suo la 43ª Giornata per la vita, quest’anno dal titolo “Libertà e vita” istituita dalla Chiesa italiana. “Mi unisco ai vescovi italiani – ha detto il Papa – nel ribadire che la libertà è il grande dono che Dio ci ha donato e deve essere esercitato nella tutela della vita in ogni sua fase”.
Papa Francesco ha salutato con gioia il ritorno della recita dell’Angelus dalla finestra del Palazzo apostolico in piazza San Pietro. Dal 20 dicembre scorso infatti, in seguito alle restrizioni imposte dalla pandemia di Coronavirus, la preghiera mariana era stata sempre trasmessa dalla Biblioteca del Palazzo apostolico, senza la presenza di fedeli. “Un’altra volta in Piazza”, è stato suo saluto ai fedeli che lo attendevano e che lo hanno salutato con affetto sotto una leggera pioggia. Nella sua riflessione, riprendendo il vangelo della domenica che racconta la guarigione della suocera di Pietro, il Pontefice ha ricordato che la guarigione raccontata dalla liturgia odierna è la stessa guarigione attesa oggi da chi soffre. Evidenziando i gesti di Gesù, e cioè il suo avvicinarsi al malato, con tenerezza e compassione, il Papa ha ribadito che il prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa “attività opzionale” né “una cosa accessoria, no”.
Prendersi cura dei malati di ogni genere fa parte integrante della missione della Chiesa, come lo era di quella di Gesù che “si china, che prende per mano per far rialzare l’altro. Non dimentichiamo che l’unico modo lecito di guardare una persona dall’alto in basso è quando tu tendi la mano per aiutarla a sollevarsi. L’unica. E questa è la missione che Gesù ha affidato alla Chiesa. Il Figlio di Dio manifesta la sua Signoria non dall’alto in basso, non a distanza, ma chinandosi, tendendo la mano, nella vicinanza, nella tenerezza e nella compassione”. Al termine della preghiera dell’Angelus, il Papa ha espresso tutta la sua preoccupazione per il delicato momento che sta attraversando il Myanmar, in seguito al golpe militare e per il quale ha chiesto ai fedeli riuniti in piazza di recitare, nel silenzio, una preghiera comune. “In questo momento così delicato – ha detto – desidero assicurare nuovamente la mia vicinanza spirituale, la mia preghiera e la mia solidarietà al popolo del Myanmar e prego affinché quanti hanno responsabilità nel Paese, si mettano con sincera disponibilità al servizio del bene comune, promuovendo la giustizia sociale e la stabilità nazionale per un’armoniosa convivenza democratica. Preghiamo per il Myanmar”.