Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nei giorni scorsi monsignor Javier Echevarría Rodríguez, vescovo titolare di Cilibia e prelato della prelatura personale dell’Opus Dei, che ha partecipato recentemente alle ordinazioni di diaconi della Prelatura ed ha compiuto un recente viaggio pastorale nella nuova circoscrizione dell’Opus Dei in Finlandia ed Estonia.
Riguardo al Papa, il successore di San Josè Maria Escriva de Balaguer ha ricordato ai fedeli e ai simpatizzanti della prelatura nel mondo che è «già trascorso quasi un anno da quando il Santo Padre ha aperto la Porta Santa, prima nel cuore dell’Africa poi nella basilica di San Pietro. Mentre si avvicina la fine di questo Anno giubilare […] ricordiamo gli eventi accaduti in tutto il mondo; i più importanti, senza dubbio, sono quelli accaduti nell’intimità di ciascuno con il Signore. Solo Dio sa quante persone sono tornate a riconciliarsi con Lui, magari dopo molti anni di lontananza o di tiepidezza. In questi mesi abbiamo cercato di riscoprire il mistero dell’Amore di Dio che si cela nel cuore della Chiesa. Davvero la misericordia divina riempie tutta la terra, come le acque coprono l’immensa estensione degli oceani; lo abbiamo riscoperto nella Sacra Scrittura, nei profeti e nei Salmi ma soprattutto nel Vangelo, nella liturgia, nella pietà popolare… Lo abbiamo sperimentato anche nella nostra vita: basta dare un’occhiata alla nostra esistenza per riscoprire, pieni di stupore, quanto ci è stato e ci è vicino il Signore, da quando ci ha incorporati alla Chiesa con il battesimo e prima ancora».
Nella sua tradizionale lettera mensile, il Prelato oltre ad una riflessione sulle tre parabole sulla misericordia divina (quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta e quella del figliol prodigo) contenute nel capitolo 15 del vangelo di San Luca nel mese di Novembre ha scritto che questi mesi del Giubileo della Misericordia «ci hanno aiutato a rivitalizzare il nostro amore di Dio e del prossimo, proprio lì dove magari si era un po’ affievolito. Forse scopriremo che ci sono ancora tante pieghe dell’anima dove è assente questo aspetto: non ci deve meravigliare perché la chiamata a essere “misericordiosi come il Padre” è un invito valido per tutta la vita».
La chiusura dell’Anno santo, spiega monsignor Echevarría, «non è quindi un punto di arrivo per poi passare ad altro, ma un punto di partenza per progredire con rinnovato slancio nel nostro cammino di cristiani. Dal giorno del battesimo tutti possediamo il sacerdozio comune, che ci fa esercitare la misericordia con un profondo senso della filiazione divina. San Josemaría ha sempre insistito sul fatto che bisogna vedere, in tutti, dei fratelli ai quali dobbiamo un amore sincero e un servizio disinteressato. È questo il messaggio del Papa, a poche settimane dalla chiusura di questo anno di grazie speciali. Non basta fare esperienza della misericordia di Dio nella propria vita; bisogna che chiunque la riceve ne diventi anche segno e strumento per gli altri. La misericordia, inoltre, non è riservata solo a dei momenti particolari, ma abbraccia tutta la nostra esistenza quotidiana».
Per avanzare con sempre maggior decisione nella direzione in cui lo Spirito Santo spinge la Chiesa, monsignor Echevarría suggerisce «due linee che, in un certo senso, riassumono il cammino percorso in questi mesi e possono aiutarci a mantenere accesa nell’anima la luce di questo Anno santo: ricorrere noi alla misericordia di Dio, per poi accogliere gli altri: vivere chini su di loro», senza dimenticare la preghiera «specialmente quando pensiamo di non avere soluzioni da offrire per una situazione o una persona, per affidare al Signore gli ostacoli che troviamo sul nostro cammino. Chiediamogli che ci aiuti a superarli e a non darvi troppa importanza».
Matteo Orlando