“L’unico approccio concreto per aumentare la difesa dei nostri figli e nipoti dai pericoli e dai danni della rete e dell’Intelligenza Artificiale, a partire dalla drammatica piaga della pedopornografia, è quello di limitare e quando serve impedire la libera navigazione dei minori sul web. Per quanto importanti siano le azioni di informazione e formazione che possono e devono essere intraprese, nessuna forma di contrasto o di prevenzione sarà mai davvero efficace senza intervenire praticamente, in senso restrittivo, sul quotidiano, incontrollato e sempre più patologico uso di smartphone e altre tecnologie da parte di bambini e adolescenti”.
Lo afferma in una nota Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, in occasione della Giornata nazionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia, dedicata quest’anno in particolare alla tutela dei minori online.
“Iper-digitalizzazione e iper-sessualizzazione precoce – prosegue Coghe – sono due mali che si autoalimentano e contro i quali Pro Vita & Famiglia Onlus ha da tempo avviato specifiche campagne di sensibilizzazione nazionale con petizioni, documentari e interventi istituzionali, come quello all’Agcom per assicurare filtri automatici da parte degli operatori telefonici che impediscano l’accesso dei minori a siti a loro vietati. Le evidenze medico-scientifiche dimostrano come l’uso abituale anche non esagerato di smartphone e social network sia di per se stesso dannoso della sana crescita psico-attitudinale dei minori, almeno sotto i 15 anni. Considerato che lo smartphone è diventato un regalo quasi scontato già dagli 8 o 9 anni è facile intuire il grado di assoluta irresponsabilità sociale nei confronti dell’entità e delle conseguenze di questo immane problema”.
“Per invertire la rotta e aiutare anche i genitori a prendere coscienza della situazione – conclude Coghe – servono urgenti interventi legislativi che regolamentino il possesso dello smartphone, ad esempio codificando la responsabilità legale dei genitori sull’uso che ne fa il figlio, e vietino l’apertura di profili social almeno sotto i 15 anni, insieme a strumenti operativi che rendano, per quanto possibile, effettivo il divieto”.