Presso il Borromeo Seminary della diocesi di Cleveland (Ohio, Stati Uniti) è stato pubblicato un manuale per i seminaristi che ha suscitato vibranti polemiche. L’accusa è quella di essere “accomodante verso I seminaristi omosessuali”, invece di “licenziarli come indicato dalla Santa Sede”.
Si legge, infatti, nel documento, nella sezione sul celibato, che: “ogni persona deve fare i conti con le proprie pulsioni sessuali e l’orientamento sessuale”. Sviluppando l’argomento “orientamento eterosessuale o omosessuale” dei seminaristi, il manuale continua: “entrambe le persone sono in grado di fare e mantenere un impegno al celibato, ma in entrambi i casi le aspettative sono le stesse”. Più avanti si dice: “la carità fraterna” significa anche “non impegnarsi in interferenze ingiustificate verso la vita degli altri”, e non “alimentare l’omofobia all’interno della comunità”. In nessun punto il manuale parla direttamente del mandato della Chiesa di “licenziare” i seminaristi che hanno tendenze omosessuali.
Il sito web del seminario riporta che “il Programma di formazione dei sacerdoti è il documento guida rilasciata dalla Conferenza degli Stati Uniti dei Vescovi Cattolici (USCCB)”. Così non è perchè nella sezione 56 del documento della USCCB si legge: “Per quanto riguarda l’ammissione dei candidati con esperienze e/o inclinazioni omosessuali, le linee guida fornite dalla Santa Sede devono essere seguite”, norme che prevedono che vescovi o superiori maggiori non possono ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta ‘cultura gay’ e la stessa Santa Sede indicava in un documento del 2008 che: “se si deve accertare che il candidato ha bisogno di una terapia, deve essere effettuata prima di essere ammesso al seminario o casa di formazione”. Le disposizioni vaticane quindi non sono state seguite dal manuale del seminario di Cleveland.
Matteo Orlando