E’ nato. E mai come in questa occasione, il verbo è il più adeguato. E’ nato il partito della Famiglia. Così è, se vi pare. Mario Adinolfi, direttore de “La Croce”, è il fondatore da 48 ore circa del Popolo della Famiglia, partito politico che già alle amministrative di questa primavera farà il proprio debutto. La manifestazione del Circo Massimo del gennaio scorso ha dato la prima nota a quella che si prospetta una sinfonia abbastanza…”mossa”: si passa velocemente dall’andatino all’allegro con brio. Il mondo cattolico, lo stesso mondo cattolico del Family day è spaccato tra i favorevoli e a chi non va proprio giù questa nuova nave da far salpare.
Lo stesso portavoce del comitato che aveva lanciato l’iniziativa del Family Day, Massimo Gandolfini, neocatecumenale bresciano, ha più volte preso la distanze dall’iniziativa partitica con una serie di interventi pubblici, arrivando addirittura a diramare una nota a tutti i referenti locali in cui spiega che “il Comitato nazionale non ha mai autorizzato la fondazione di un partito espressione del Comitato stesso.
L’iniziativa di Mario Adinolfi e di Gianfranco Amato ha carattere di iniziativa personale. Si conferma che il Comitato si riconosce una funzione di rappresentanza civile e culturale prepolitica, a vantaggio del popolo del Family Day, della difesa dei bambini e della promozione dei principi e valori della tradizione personalistica, cattolica e non, propria della storia italiana”. Bocciatura piena. E stessa musica a suonarla è Filippo Savarese, membro anche lui del Comitato in difesa della Famiglia, che ha dichiarato: “il punto di forza sociale e mediatica del popolo del Family Day sta nella sua pluralità e trasversalità culturale, religiosa e politica: una diversità di sfumature però saldamente radicata in un chiaro e comune patrimonio antropologico. Proprio per questo motivo e pur ringraziando e incoraggiando di cuore gli sforzi dei presenti, chiarirò anche, come credo faranno pure gli altri amici del Comitato, che il vasto popolo del Family Day non potrà mai, per sua stessa natura, travasare e in qualche modo costringere la propria rappresentanza in un’unica struttura politica”.
Adinolfi, non si scoraggia e annuncia con fermezza il perché della nascita di tale nuovo soggetto politico: “E’ il momento di dire un no chiaro a chi vuole spingere l’Italia verso il baratro. E’ necessario porre una questione politica che ha a che fare con il passaggio della legge delle unioni civili alla Camera. Noi confidiamo sul fatto che un soggetto neonato, con tutte le fragilità di un neonato, possa indurre a più miti consigli di chi pensa che possa passare in cavalleria quanto successo in Senato. Vogliamo segnalare che quel popolo non è un popolo virtuale, è un popolo che esprime consensi. In 69 giorni saremo costretti a fare un lavoro incredibile di raccolta candidatura e decine di migliaia di firme, sarà un lavoro improbo ma dimostreremo che costruiremo un popolo elettoralmente rilevante.”
Come andrà a finire tutto questo? Lo vedremo alla prossima puntata.
Antonio Tarallo