“Da medico e credente sono convinto che in casi speciali e particolari come questo la religione si possa vivere in uno spazio intimo”: lo dice un luminare della medicina, il professore barese Professor Filippo Maria Boscia, Presidente dell’ Associazione Italiana Medici Cattolici.
Professor Boscia. A suo parere di medico, più che di credente, si potevano fare le messe col popolo?
“Io sono convinto, il resto è folklore, che in casi speciali e gravi come quello che viviamo, possiamo ridurre la religione anche ad un fatto privato. La gente un poco dappertutto è diventata aggressiva e pensi lo fa anche con noi medici. E allora, per evitare che questa situazione degeneri, è bene che calino quanto prima i contagi. In scienza e prudenza, da medici, prima che da credenti, dobbiamo avere il coraggio della verità e dire che: non siamo in grado di assicurare che in chiesa non ci si possa ammalare di Covid 19. E’ una evenienza possibile e allora seguendo la prudenza, dobbiamo dire no, con tristezza sia chiaro”.
Tanti vorrebbero parteciparvi…
“Anche io, ma da medico dico che è una situazione potenzialmente molto a rischio. Attenzione non sostengo che è sicuro, ma alte sono le possibilità. Poi mi domando, in un mondo tanto secolare, scristianizzato, che pare aver messo da parte Dio e i suoi valori. Questo afflato religioso viene fuori solo adesso. Io da medico devo pensare prima di tutto al bene comune, alla vita”.
Da che cosa dipende questa malattia?
“Le cause sono allo studio e ci vorrà tempo per una medicina specifica o un vaccino. Intanto seguiamo la regola d’oro del momento: igiene e distanziamento sociale. In fondo ritengo che questa influenza per molti versi sia figlia di un sistema socio economico che non ha retto. Penso agli assembramenti e alla pubblicità ossessiva. Quante volte ci hanno martellato con Gallipoli e tutti siamo andati a Gallipoli, poi lo stadio, e la crociera. Non dimentichiamo che questo virus gira prevalentemente in luogo affollati e in terre dotati di grandi aeroporti e porti da navi da crociera”.
Può essere nato in laboratorio?
“Non credo, anche se la distrazione umana a volte conta e un errore non va escluso. Segnalo però che nella storia circa ogni 100 anni vi è stata una pandemia”.
Che lezione possiamo trarne?
“Ridiscutere e subito gli stili di vita, evitando assembramenti e mete affollate. Le pare normale che i sistemi informatici sappiamo tutto di me, dei miei gusti, delle mie preferenze appena apro un portale. Ecco loro manipolano i miei gusti, spingono e alla lunga favoriscono gli assembramenti. Mi dite, di grazia, se è necessario a capodanno andare tutti in strada per il concerto? o alla partita di calcio? Queste cose in tempi do contagio si pagano”.
Conclusione, avrebbe fatto fare le messe col popolo a Pasqua?
“No, non potevamo correre il rischio della salute”.
La lunga reclusione in casa è potenzialmente nociva ed ansiogena per la psiche…
“Lo è per alcune fasce di persone, come la detenzione domiciliare, che non possiamo eliminare. Magari con messaggi più chiari e certezze le cose si sopportano meglio”.
Bruno Volpe