“Proprio il non essere riconosciuto dalla Chiesa è stata la grande ferita di don Milani”. Lo ha detto Marino Sinibaldi, di Radiotre, introducendo i lavoro dell’evento, dal titolo “Insegnare tutti”, dedicato dal Miur alla figura di don Lorenzo Milani. Il giornalista ha definito l’iniziativa di oggi, a 50 anni dalla morte del prete di Barbiana e nell’imminenza della visita di Papa Francesco a Barbiana e Bozzolo, “un momento storico”.
“Che una sala istituzionale celebri questo incontro è un atto di riconoscimento, di riappropriazione di una figura che per 20 anni ha caratterizzato il panorama italiano, e per 20 anni è stata una presenza largamente inascoltata e largamente invisibile”. “Don Milani – ha proseguito Sinibaldi – apparteneva fortemente alla Chiesa, e in nessun momento ha rinnegato questa appartenenza. La Chiesa lo ha esiliato, mandando un giovane prete da Calenzano, dove aveva fatto benissimo, a Barbiana: un esilio scomodo e anche drammatico”.
“Sacerdote lungimirante e pedagogo innovativo”: così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definisce don Lorenzo Milani, in un messaggio inviato agli organizzatori dell’evento di oggi e letto da Sinibaldi. “Il suo metodo, incompreso e talvolta osteggiato da alcuni – prosegue il Capo dello Stato – ha precorso il concetto di comunità educante, al centro dell’idea moderna di scuola”.
Sergio Mattarella: “Sacerdote lungimirante e pedagogo innovativo. Il suo
…………………………..metodo […] ha precorso il concetto di comunità
…………………………..educante, al centro dell’idea moderna di scuola”……..
L’aspettativa di un giudizio veritiero su don Milani da parte del Presidente di una Repubblica notoriamente atea-massonica sarebbe stato utopistico!