di Padre Giuseppe Agnello*
La missione stòrica del Gesú stòrico si conclude con la festa dell’Ascensione: Gesú rimasto quaranta giorni, da risorto, coi suoi, sale alla destra del Padre insieme alla nostra umanità, ma prima fa le sue consegne. Comíncia allora la missione stòrica della Chiesa, che, come il suo Signore Gesú e operando insieme con Lui, ha il còmpito di fare elevare l’umanità al livello del Fíglio di Dio, alla sua perfezione di carità, alla sua pienezza di vita spirituale. Lo diceva san Pàolo nella léttera agli Efesini: «Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per èssere pienezza di tutte le cose» (Ef 4, v.10). “Pienezza di tutte le cose” signífica che Cristo è pienezza della natura creata, pienezza della legge, pienezza del fine, pienezza dei desiderî, pienezza di ogni vero progresso, pienezza della pace. Ma, poiché egli discese dal cielo e si è fatto uomo, non tanto per le cose quanto per le persone, la missione della Chiesa è anzitutto fare arrivare tutti gli uòmini «all’unità della fede e della conoscenza del Fíglio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiúngere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4, v.13). Capite bene, allora, che l’ascensione è quel fatto stòrico e quella verità di fede che dovrebbe interessare a tutti i cercatori di stima, di pienezza, di umanità, di perfezione, di progresso. Purtroppo, invece, i modelli di riferimento della stima, della pienezza, dell’umanità, della perfezione e del progresso sono sempre e solo altri. Questa ricerca spasmòdica o angosciata, ansiosa o esaltata di una perfezione o di una pienezza che esclúdono Cristo, è l’inganno e l’illusione piú grandi che ci pòssono èssere.
Chiedete a un gióvane chi è il suo modello di riferimento. Non è Cristo, e perciò non è nemmeno nessuno dei santi che hanno raggiunto la pienezza di Cristo.
Chiedete a una ragazza che cosa desídera di piú nella vita: non vi risponderà “la fede che fu di Cristo”, ma nemmeno la fede delle tante donne della stòria che hanno amato Cristo.
Chiedete a uno scienziato qual è il fine delle sue ricerche e delle sue scoperte. Non vi dirà “dare glòria a Cristo” e nemmeno vi dirà di imitare in questo le menti eccelse che lo hanno fatto, invece, umilmente e convintamente.
L’elenco può continuare, ma si riassume nella negazione del mistero dell’Ascensione. L’uomo contemporàneo nega in tutti i modi che l’elevazione della sua umanità dipenda da Dio e dal Mediatore tra Dio e gli uòmini che è Gesú, ma cosí facendo resta solo e òrfano di Padre, di Madre, di fratelli, di pienezza. Gesú nell’Última cena aveva detto, promettendo lo Spírito Santo: «Non vi lascerò òrfani: verrò da voi» (Gv 14, v.18), ma questo non si realizza se non in coloro che sono «un solo corpo e un solo spírito» con Lui (Ef 4, v.4); che crédono che con Cristo è asceso alla destra del Padre anche ogni uomo; e che sanno che da quel posto privilegiato arrívano a tutti i doni della pienezza di Cristo. San Leone Magno, nel suo secondo discorso sull’Ascensione, dice: «Oggi ricordiamo e celebriamo il giorno in cui la nostra pòvera natura è stata elevata in Cristo fino al trono di Dio Padre, al di sopra di tutte le milízie celesti, sopra tutte le geràrchie angèliche, sopra l’altezza di tutte le potestà» (PL 54, 397). A queste parole non mi stupirei nel sentirmi rispóndere: «E a me che importa? Che interessa? Che mi sposta? Che mi càmbia?». Oh pòvero uòmo che non hai stima di Colui che ti èleva fino al cielo e ti lasci affascinare da chi resta sulla terra e torna alla terra! Se uno non sale sull’aèreo che lo deve portare a Sidney, ¿può arrivare a Sidney? Se uno non màngia ciò che deve mangiare e non beve quanto deve bere, ¿può vívere? Se uno non conserva l’oro come metallo prezioso, come bene rifúgio esente da iva, ma lo svende come fosse materiale vile, ¿potrà in tempo di instabilità política, econòmica e sociale stare tranquillo come chi lo ha conservato e ha capito il suo grande potere di acquisto?
Último esèmpio, che ci riporta ancora piú da vicino al mistero dell’ascensione di Gesú in cielo. Se vòglio arrivare al 163ésimo piano del grattacielo piú alto del mondo, o prendo l’ascensore oppure resto dove sono. Detto questo, ¿ha ancora senso dire: «E a me che importa? Che interessa? Che mi sposta? Che mi càmbia?» l’ascensione di Gesú Cristo?
La pienezza di tutto resta Cristo, di là di tutte le apparenze, quindi se resti unito a lui sali di dignità, di valore, di obiettivi, di visuale. Se ti separi da Lui, scendi terra terra e avrai come modello di vita il palestrato, la maggiorata, lo sceicco, il gigolò, l’attrice o il cantante, l’influencer, la tronista, il calciatore, il sapientone. Scusate, ¿ma siete sicuri che questi modelli non vi faranno sentire ad un certo punto, o da súbito, “mezze cartucce”, “senza arte né parte”, “sfortunati”, inetti, “figlî di un dio minore”, pòveri replicanti, brutte còpie, o semplicemente cercatori di pienezza dove pienezza non c’è? Come battezzati dobbiamo ricordarci sempre che: «A ciascuno di noi è stata data la gràzia secondo la misura del dono di Cristo» (Ef 4, v.7) e questa gràzia non è bellezza física, ma il dono di Cristo che vive in me, òpera in me e dona a me le perfezioni di chi siede alla destra del Padre. Vi fàccio un esèmpio di pienezza di Cristo in san Francesco De Gerònimo, il santo gesuita che ieri abbiamo festeggiato: era mingherlino, alto e scarnato (dunque non certo bello secondo i cànoni delle palestre), eppure scrive un suo antico biògrafo: «Non appena apre il labbro, una luce misteriosa lo circonda; e il pòpolo grida unànime: quanto è bello il Santo!».
Questa è la bellezza che propone a tutti la Chiesa: èssere sé stessi; elevarsi alla pienezza di Gesú Cristo, restare nella serena fidúcia che Egli ci ha uniti cosí indissolubilmente a Lui, che la sua luce non ismette di èssere la nostra luce, se «ci comportiamo in maniera degna della chiamata che abbiamo ricevuto» (Cfr Ef 4, v.1).
* L’autore aderisce ad una riforma ortografica della lingua italiana
Ascensione di Nostro Signore Gesú Cristo,
12 Màggio 2024
At 1, 1-11; Dal Sal 46[47]; Ef 4, 1-13; Mc 16, 15-20