Il 17 luglio si ricordano i martiri cattolici di Tazacorte: 40 missionari gesuiti rapiti e annegati dai pirati calvinisti francesi (Ugonotti, per la precisione, come è l’appellativo corretto dei protestanti francesi di confessione Calvinista presenti in Francia tra il XVI secolo e il XVII secolo) nel 1555, mentre si recano in viaggio apostolico verso il Brasile.
La storia è molto particolare. Il beato padre Ignacio de Azevedo, un gesuita portoghese, dopo una missione di due anni in Brasile, commosso dalla povertà sia materiale che spirituale che vi aveva riscontrato, decise di organizzare un gruppo di chierici disposti a svolgervi l’attività evangelizzatrice.
In poco tempo riuscì a convincere 69 volontari a recarsi nella colonia portoghese per sostenere la missione di evangelizzazione. Dopo aver ottenuto il permesso dall’allora generale dei Gesuiti Francisco de Borja e con la benedizione di Papa Pio V (che consegnò al beato Ignacio l’immagine della Madonna della basilica di Santa Maria Maggiore), il gruppo partì.
Il 5 luglio 1570 sette navi e una caravella partirono alla volta di Madeira, dove giunsero dopo una settimana di navigazione. Ma li si concluse il viaggio. Una parte consistente della spedizione decise di rimanere a Madeira, per paura dei pirati protestanti francese. Ma 39 gesuiti e il beato Ignacio, nonostante tutto, salparono sulla nave San Jacobo alla volta dell’isola di La Palma.
Il 13 luglio, la squadra decise di navigare fino all’altro lato dell’isola raggiungendo il porto di Santa Cruz, ma quando erano più o meno a metà strada incontrarono le navi francesi, comandate dal pirata Jacques de Sores. Tre pirati salirono rapidamente sull’imbarcazione dei missionari. Padre Ignacio decise di tirar fuori l’immagine della Vergine donata dal papa, la collocò sull’albero maestro ed esortò l’equipaggio a pregare. Ma gli ugonotti francesi non arretrarono. Quelli che assalirono la San Jacobo diedero il via a un vero massacro. Tagliarono la testa dei gesuiti che pregavano in ginocchio. Ad alcuni tagliarono anche mani e piedi, gettando i corpi in mare perché affogassero nelle profondità dell’oceano.
Solo un gesuita si salvò. Juan Sánchez sopravvisse solo perché era cuoco e i corsari ne avevano bisogno. Il gesuita fuggì quando arrivarono al porto più vicino. Grazie al suo racconto, l’11 maggio 1854 Papa Pio IX beatificò i martiri di La Palma.
Nel 2000, per onorarne la memoria, sono state calate sul posto grandi e pesanti croci di pietra. I locali credono che grazie a loro le acque dell’oceano, in genere molto mosse, si siano calmate, come se volessero onorare la memoria dei gesuiti con il loro silenzio.