di Daniele Trabucco
Scrive il grande poeta latino Orazio (65 a.C. – 08 a.C.): “Dulce et decorum est pro patria mori”. La patria richiama non solo il sostantivo “pater”, ma anche l’aggettivo “patrius, patria, patrium”, ritenendo sottointeso il termine “terra, terrae”. La patria, dunque, é il luogo fisico sia in cui sono nati e vissuti gli antenati ed i genitori, sia in cui si é nati e dove si condivide un patrimonio culturale e storico che in tale ambito locale si é progressivamente e gradualmente costituito con il succedersi delle generazioni. Siamo, dunque, in presenza di un concetto da non confondere con quelli di Stato e Nazione. Tommaso d’Aquino (1224-1275), il più autorevole esponente della scolastica medioevale, afferma, nella “Summa Teologica”, che la patria ha diritto ad un senso di sacralitá dal momento che ad essa si deve la “pietas”, un senso di rispetto pari a quello dovuto verso Dio ed i genitori. Alla luce di queste premesse é doveroso chiedersi, allora, chi sia il “patriota” autentico. Egli é colui, se guardiamo all’esperienza delle poleis greche, che le ama e lavora per renderle piú potenti ed estese. Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, ed il partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia, sono “patrioti”? Premesso che non ho mai creduto che “patria” e “patrioti” appartengano al concetto di “fascismo eterno” di cui parlava Umberto Eco (1932-2016), é indubbio che il termine “patrioti” oggi sia divenuto “una specialitá oratoria”, come scriveva Antonio Gramsci (1891-1937) nel Quaderno 23, paragrafo 28. In realtá, il partito FDI, da tempo, é tutto tranne che una forza “patriottica”, forse fenomenicamente “pseudo-conservatrice”, che, per legittimarsi a livello nazionale, europeo ed internazionale, ha bisogno di liberarsi proprio del suo “passato patriottico”. Un movimento che ama la patria non asseconda, per quanto questa sia una delle condizioni per mantenere il potere, un indirizzo geopolitico di sostegno acritico ed incondizionato alla Repubblica di Ucraina che rischia di sfociare in un conflitto gravissimo al fine di schierarsi al fianco di un Esecutivo, nato da una precisa volontá occidentale in chiave anti-russa, che difenderebbe presunte libertà democratiche senza, peraltro, chiedersene il fondamento filosofico. Un movimento che ama la patria intende riterritorializzarla, non la lascia in preda ad una evaporazione sempre più consistente. Pone, quindi, la questione del vincolo esterno, del fondamento assiologico dei propri principi e non legittima di fatto la cultura progressista e famelica del traffico insaziabile dei diritti civili per evitare di intervenire su temi politicamente delicati e divisivi. Un movimento che ama la patria opera affinché la politica, quale arte “omerica” della regalitá, riacquisiti i propri spazi di intervento sia sul piano interno (nemmeno un Presidente della Repubblica diverso da Sergio Mattarella il c.d. centro-destra é stato in grado di eleggere nel gennaio 2022), sia su quello sovranazionale, quali condizioni per riforme istituzionali davvero utili per il Paese. No, caro Presidente del Consiglio dei Ministri, ella non é una “patriota”, ma una astuta donna che, dopo aver galleggiato nella politica (anche con impegno e convinzione) per anni e aver posto le premesse per una carriera sempre piú prestigiosa, oggi non é altro che una “vox clamantis” di un antipatriottismo velato da slogan patriottici.