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di Francesco Bellanti

DANTE, E IL VIAGGIO CHE CONDUCE A DIO. IL CORAGGIO E LE IDEE DI UN IMPEGNO CIVILE


Dante ha dato sostanza all’immaginario cristiano, e forse anche agli incubi, ai sogni, ai desideri dei cristiani. Ormai, quando pensiamo all’inferno, subito ci viene davanti l’inferno dantesco, e così è per il purgatorio, che poi lo ha inventato lui, Dante. Forse il paradiso ce lo immaginavamo un po’ diverso, tipo quello islamico, con giardini e fiumi e boschi e pianure, un’eterna primavera. Ma va bene così, anche con tutta quella musica, quei canti, quella luce, quella coreografia spettacolare. In realtà, prima di dante non esisteva niente, né il paradiso (che cos’era questo misterioso Regno dei Cieli?), né il purgatorio (che, lo sappiamo, si rivela, in tutta la sua originalità, nel Medioevo), né l’inferno, raffigurato sempre come il fuoco. Il fuoco eterno che brucia. Dante ha messo nell’inferno papi e cardinali, come a dire che non la Chiesa ma solo Dio è infallibile, e che bisogna distinguere tra laicità e condizione clericale, tra religiosità e chierici, e che il potere politico è legittimato da Dio, e che dunque l’Impero (la più alta forma politica dell’epoca e snodo centrale del pensiero politico di Dante) ha una sua autonomia e deriva da Dio. In questo Dante anticipa Machiavelli e forse anche lo supera, perché egli preannuncia l’Europa, che egli (non potendo avvertire – visto che non era mai uscito fuori dall’Italia – la nascita dei grandi Stati nazionali) fa coincidere sostanzialmente con l’Impero. Lo distanzia da Machiavelli anche la concezione della morale, che per lui è aristotelica-tomistica-cristiana, mentre per il grande Segretario fiorentino era laica, con una forte autonomia da quella cristiana.

          Tuttavia Dante rimane il primo vero, grande scrittore civile, non solo della storia d’Italia ma anche d’Europa, perché egli ci insegna la necessità dell’impegno nella società, nel contesto di una visione del mondo, di un pensiero che comunque deve sempre tendere verso Dio, anche se Dante ha sempre rispetto per chi ha idee diverse, perché quello che ammira Dante è il coraggio, il coraggio di difendere le proprie idee, perché è proprio questo che qualifica un uomo: avere un pensiero e difenderlo. E qui il pensiero va a un grande poeta contemporaneo, quell’Ezra Pound il quale  sostenne che “se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o non vale niente lui, o non valgono niente le sue idee”. E al poeta dei Cantos, capolavoro della poesia del Novecento, Dante un po’ somiglia per le sue teorie economiche, per il suo disprezzo per l’usura delle banche e per lo strapotere della finanza che governa l’economia reale e il lavoro, il Dante della Fiorenza antica e castigata, ancora contadina e pudica. Pound, che per le sue idee controverse sul fascismo e sul nazismo, fu emarginato e internato in manicomio.

          Questa è un’altra lezione di Dante, l’essere fiero per le proprie idee, per il  senso dell’onore e della dignità, egli è l’uomo solo in esilio per difendere le proprie idee, lontano dalla moglie, dai figli, intento a costruirsi la vastità e la profondità di un pensiero per salvare l’umanità. Il Dante barbaro e austero, uomo del Medioevo che però guarda oltre il tempo che “chiameranno antico”, il Dante che crede nella salvezza della Chiesa e dell’Europa, e vede questa salvezza in San Domenico e in San Francesco, la predicazione e la teologia, la povertà, il novello Cristo, nel contesto della formidabile architettura e cosmologia cristiana creata da San Tommaso. Perché Dante – pur rischiando percorsi protestanti – è il poeta della storia che sempre conduce a Dio, la storia che trova compimento in Dio. Nel Dio cristiano, nel Dio cattolico. Nell’unico vero Dio.

          Dove tutto trova il suo epilogo, attraverso l’inferno del mondo e l’aura primaverile del pentimento e del ravvedimento, il nostro percorso terreno. Questo, attraverso il magistero di una poesia altissima, l’ultimo messaggio di Dante. poeta, guida, saggio, profeta, mistico, eterno errante, pellegrino sempre in cammino, il riformatore religioso e civile: la storia deve passare attraverso la ragione e la scienza (Virgilio), la teologia e l’amore (Beatrice), il misticismo ossia la ricerca intima di Dio (San Bernardo), e infine la Grazia di Dio (Maria, la Madre di Cristo). Solo allora vedremo l’armonia e l’ordine di tutto il Creato Solo e soli davanti a Dio vedremo tutto ciò “che s’interna,/ legato con amore in un volume,/ ciò che per l’universo si squaderna:/ sustanze e accidenti e lor costume/ quasi conflati insieme”. Soli davanti a Dio comprenderemo veramente il senso della nostra esistenza. Solo chi osa può vincere, Dante ha osato e ha vinto. La storia e il tempo sono tornati da lui. Solo in un poeta immenso come Dante potevano trovare la pace il tempo e lo spazio, l’inferno e il paradiso, l’eterno e la storia, Lucifero e Dio, il buio e la luce, il vuoto e la materia, il rumore e il silenzio, la Terra e l’universo, e infine il nostro inesorabile declinare verso la morte ma anche verso la rinascita.

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