In questi giorni dopo Pasqua, la Liturgia ci fa leggere gli Atti degli Apostoli: libro molto importante scritto da S. Luca, che descrive i primi tempi della Chiesa. Egli ci testimonia che da subito cominciò la persecuzione dei seguaci del Nazareno: essi furono radiati dalle sinagoghe, processati davanti al Sinedrio, gettati in prigione e anche, come S. Stefano, uccisi. Ma nulla poté far spegnere il cristianesimo: cosa davvero incomprensibile, se non si ammette la divinità di Cristo e la verità della sua risurrezione dai morti. Gli Apostoli furono i primi a renderne testimonianza e ad operare miracoli nel suo Nome, come la guarigione dello storpio alla porta bella del tempio di Gerusalemme (cfr. At 3).
I capi del popolo ebraico non credettero a Gesù, né da vivo né da morto e più volte tentarono di impedire che la fede in Lui si diffondesse, con la predicazione e la testimonianza degli Apostoli. In quella occasione, “li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: “Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,18-20). Al di sopra di ogni autorità ci sta Dio, da cui ogni autorità trae la sua forza e la sua legittimazione. La verità di Dio rende liberi da schiavitù e paure e dà la forza di testimoniare anche con la vita. Gli ebrei dei tempi di Gesù credettero di avere buoni motivi per rigettare il Nazareno, che non fece mai lega con loro, ma anzi li criticò, chiamandoli non figli di Abramo ma di Satana, perché rifiutavano di convertirsi e cercavano di ucciderlo (cfr. Gv 8), nonostante i tanti miracoli compiuti. Essi negarono l’evidenza e decisero di far morire pure Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti, perché molti credevano in Lui a causa di Lazzaro. Cosi colmarono la misura dei loro peccati e si misero con l’Avversario di Dio, che li guidò nel processo di indurimento del cuore e nel rifiuto della salvezza. Nell’ora delle tenebre, lo fecero arrestare e poi lo condannarono a morte, accusandolo di vari delitti.
Ecco le accuse antiche a Gesù: -accoglie i peccatori e mangia con loro: dunque è come loro. Gesù risponde: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,12-13); -non osserva il Sabato: va contro la Legge di Mosè. Gesù si giustifica “E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato” (Mc 2,27-28); -scaccia i demoni per virtù di Beelzebùl, principe dei demoni. “Ora, dice Gesù, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? E se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici” (Mt 12,26-27); -dice di essere il Figlio di Dio, il Messia, pure davanti al Sinedrio: bestemmia! “Disse loro Gesù: “Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre” (Gv 10,34-38); -si fa re davanti a Pilato: è reo di morte per “lesa maestà”. “Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”.
Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos’è la verità?” (Gv 18,36-38). I Giudei rimasero tenacemente convinti della loro verità e rigettarono parole e opere di Gesù, perfino i suoi miracoli, che definirono magie. Non si convertirono neanche dopo la sua risurrezione e diedero una grossa somma di denaro per comprarsi la complicità delle guardie che custodivano il sepolcro di Cristo. Lo stesso atteggiamento tennero con gli Apostoli e i primi cristiani: negazione, persecuzione, prigionia, morte violenta, nell’intento di fare spegnere la fede in Gesù. Questo atteggiamento è presente lungo tutta la storia fino ad oggi, anche se non sempre con le stesse modalità. Infatti di persecuzioni e di martiri è costellato il cammino della Chiesa in tutti i Paesi del mondo. Alle antiche accuse, oggi se ne aggiungono altre più moderne: -il suo Vangelo è inapplicabile: non possiamo sempre porgere l’altra guancia!…; -Dopo duemila anni dalla sua venuta, non pare che il mondo sia migliorato da allora… A che serve un Cristo crocifisso?; -Dove sono le promesse della sua venuta? Dov’è il suo Regno?…; -La Chiesa che da Lui prende corpo, è quanto mai divisa, malata, corrotta. Dov’è la sua santità? Cosa ha ancora da dire al mondo? Meglio una Onlus che la Chiesa; -Il Papa parla troppo e gira troppo. Se ne stia zitto in Vaticano e non si immischi nella politica o nelle leggi degli uomini. Non c’e bisogno di lui.
Cosi, anche oggi il mondo moderno rigetta Gesù e non si accorge che rigetta la sua salvezza. Infatti, le condizioni di vita stanno diventando universalmente difficili, penose, conflittuali, disperate, tragiche. Citiamo solo le masse di migranti che fuggo- no dai loro Paesi per fame, guerre, persecuzioni, da una parte e il programmato sfascio delle famiglie dall’altra parte, per separazioni, divorzi, mancanza di figli e di lavoro, teoria gender nelle scuole, dipendenza da fumo, alcol e droga dei giovani. Sul tema della famiglia, mai cosi controverso e sotto il tiro incrociato di politiche assassine, di ideologie folli, di tensioni laceranti, di negazioni e confusioni, il Papa ha osato parlare ancora, per dare la luce di Cristo a coloro che la vogliono accogliere, a quei “poveri di spirito”, uomini e donne di buona volontà che il Vangelo predilige, a qualunque popolo o fede appartengano. Ha pubblicato il 19 marzo di quest’anno, giorno di S. Giuseppe, l’Esortazione post-sinodale “Amoris laetitia”, che parla della famiglia. Il titolo parla di “gioia dell’amore”, dell’amore coniugale fecondo, vera “immagine di Dio”.
Infatti, la coppia uomo/donna unita dall’amore nuziale è la più bella immagine di Dio trinità. È un documento corposo, frutto di tanto lavoro e collaborazione di molti vescovi interpellati, per dare le linee pastorali più idonee alle condizioni attuali di tanta umanità. Dio non si è stancato degli uomini e continua ancora a dare vita alle famiglie. Vuole salvarle dalla adulterazione e distruzione, che rendono amara la vita. In Gesù c’è la salvezza non solo dei singoli ma anche delle famiglie. Egli è venuto per dare vita piena e salvezza. Accoglieranno gli uomini il messaggio di Papa Francesco? C’e davvero speranza per il futuro della famiglia umana? Può la famiglia tornare ad essere il luogo dell’amore vero e della gioia?
Padre Giuseppe Tagliareni
Sempre acuti e profondi i commenti di Padre Tagliareni