Si legge spesso, scrive la nostra Roberta Conte, la citazione di “classico” data da Italo Calvino: “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.
La Conte si è accorta, scrivendo l’introduzione alla “Sonata a Kreutzer” di Tolstoj in una nuova traduzione, “che nessun’altra definizione può vestire al meglio l’opera del grande scrittore russo”.
Tolstoj, per la filologa siciliana, oggi “sarebbe un autore politicamente incorretto se leggiamo in questo romanzo breve la presa in atto della forza distruttiva che nasce nell’amore quando questo non è canalizzato alla vita, ma alla soddisfazione dei propri piaceri carnali”.
Nella società in cui viviamo un’affermazione del genere, spiega la Conte, “soffre di una certa marginalità, ma quanta bellezza perdiamo per strada centrando il fine dell’amore nella carne e non nello spirito, racchiuso nel nostro nome, ovvero nella nostra identità? Non è la conoscenza dell’identità dell’altro la più alta forma di intimità?”.
Nell’introduzione a questo nuova traduzione, curata da “Schegge Riunite – The Sparklings”, scrive la Conte: “l’intimità che entrambi [i coniugi] trovano nel talamo («l’unica cosa» che li tiene legati) non sarà mai un’intimità totalizzante, che invece può essere presente nel momento in cui è presente il disvelamento del nome, che a sua volta equivale a un disvelamento della persona”.
Siciliana d’origine, milanese d’adozione, classe 1993, la Conte fin da bambina ha sempre amato la lettura e la scrittura, ed ha iniziato a scrivere poesie nel 2014. Il suo esordio letterario è arrivato grazie al libro, pubblicato dalla case editrice Schegge Riunite (2019), che si intitola “Anthoi”.
Nelle trenta poesie proposte Roberta Conte canta della Sicilia e ne definisce l’essenza nel titolo di una preziosa poesia che chiama Treis Akra.
“La Trinacria, la terra dei tre-vertici, dei tre-promontori. La terra che diviene proprio per la sua forma un ideale perfetto di pura astrazione geometrica. Pitagorica è la reminiscenza di questa delicatissima immagine, che ammalia il lettore, in un flusso di prospettive rubate alla vita quotidiana di donne, di splendide donne siciliane, il cui carattere è forgiato con la forza dai mari che sbattono sui lidi e dal fuoco sacro dell’Etna. La Sicilia e le donne. Donne mai simili, gioielli diversi di una corona regale finemente lavorata; donne scure e donne ambrate; donne che hanno la stessa trasparenza delle schegge di zaffiro; donne che amarono e furono amate da uomini di ogni parte del Mediterraneo, che diedero alla Madre Terra figli che ne arassero i profili; donne coraggiose che, dinanzi alla tempeste della vita, alzando le mani al cielo in gesto di supplica, affidavano e affidano tutt’ora alle cure della amorevole Bedda Matri, la Tuttasanta Madre di Dio, i loro uomini e le loro famiglie, i loro affetti e le loro speranze; donne abili che danzando formano la schiera delle ancelle della ‘vera madre perla’, della Sicilia, della Trinacria. Terra madre, terra donna, terra figlia”.
E di questa martoriata terra siciliana Roberta Conte nelle sue poesie non si stanca di cantare la perfezione, la solennità, la sacralità. Nel suo viaggio poetico Roberta Conte scende passo dopo passo nelle fibre più intime del cuore, laddove conserviamo i ricordi, gli amori e i segreti più cari.
Adesso le sue riflessioni sulla castità nel matrimonio, precedono la lettura di uno dei classici della letteratura mondiale.