Rocco Buttiglione, deputato iscritto, dal dicembre del 2014, al gruppo parlamentare di Area Popolare (che riunisce, sia alla Camera che al Senato, i rappresentanti dell’UdC e dell’NCD) già ministro in governi precedenti e vicepresidente della Camera dei deputati nella scorsa legislatura, è un cattedratico cattolico e, attualmente fa parte del comitato scientifico della collana “Temi di diritto europeo” edita da Il Mulino ed è membro del comitato scientifico della Fondazione Augusto Del Noce oltre che del comitato scientifico della Fondazione Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa. Proprio in quanto impegnato attivamente nella difesa del magistero sociale cattolico, abbiamo sottoposto all’onorevole tre domande su altrettante vicende di strettissima attualità.
L’approvazione del matrimonio gay in Irlanda, tramite referendum popolare, è il cavallo di troia per introdurre i matrimoni gay in altri stati sulla carta cristiani come l’Italia?
«Italia e Irlanda sono due paesi diversi, non so quale impatto possa avere da noi il referendum irlandese. Lì ha avuto un effetto devastante lo scandalo dei preti pedofili che da noi, per fortuna, ha avuto dimensioni assai più contenute. Ogni nazione deve affrontare questi problemi facendo conto soprattutto, se non esclusivamente, sulle proprie forze».
Un presidente euroscettico e nazionalista di formazione cattolica, eletto grazie all’appoggio della chiesa cattolica polacca, a livello di UE che riflessioni apre?
«Se il Parlamento Europeo avesse fatto meno mozioni a favore del matrimonio gay, ficcando il naso in questioni che non lo riguardano e che sono riservate dai Trattati alla esclusiva sovranità nazionale forse il risultato sarebbe stato diverso. Non ha giovato nemmeno il fatto che i polacchi hanno avuto, a torto o a ragione, la sensazione di essere lasciati soli davanti ad una ripresa dell’imperialismo russo. Sbagliano invece quelli che vedono nella vittoria di Duda una rivolta contro le politiche di austerità. I polacchi tengono le loro finanze in ordine e non hanno voglia di pagare per quelli che non lo fanno».
Recentemente il vescovo di Verona ha indicato esplicitamente il nome di una candidata alle elezioni regionali del Veneto, in appoggio alla Lista Zaia, che da anni si batte per le scuole paritarie e per la solidarietà sociale. Sommerso dalle critiche, il Vescovo ha fatto un passo indietro. Ma ha davvero sbagliato?
«Non mi permetto di dare un giudizio sul comportamento del vescovo di Verona. Ricordo che una volta un grande arcivescovo americano mi ha detto: io non dico mai ai fedeli della mia diocesi per chi devono votare. Io dico loro per chi voto io e spiego i criteri del mio voto. Non mi interessa che votino come me ma mi interessa che scelgano il loro voto secondo un criterio di fede. La fede giudica tutto, anche il comportamento elettorale».
Matteo Orlando