In meno di due mesi in Romania sono state raccolte due milioni di firme (il 10% della popolazione!) per proteggere costituzionalmente la famiglia naturale. L’iniziativa dei cittadini è protesa a promuovere un emendamento costituzionale per proteggere la famiglia. L’obiettivo iniziale, quello di ottenere 500.000 firme entro 6 mesi stabiliti dalla legislazione del paese (entro il 24 maggio 2016) è stato dunque ampiamente superato e con largo anticipo.
I sostenitori del referendum vogliono prevenire interpretazioni illecite dell’articolo 48 della Costituzione rumena che riconesce la Famiglia “fondata sul matrimonio libero tra coniugi, l’uguaglianza di questi e il diritto e il dovere dei genitori di assicurare la crescita, l’educazione e l’istruzione dei bambini”. La volontà è quella di specificare che per coniugi si intendono “un uomo e una donna”.
A differenza di quello che è successo in Croazia, l’iniziativa legislativa popolare non può essere trasposta direttamente in un disegno di legge. Come in Spagna, la proposta deve essere presentata da uno dei gruppi parlamentari attuali e approvato sia nel Congresso che nel Senato rumeno a maggioranza qualificata di 2/3 dopo la ratifica del referendum. La coalizione pro-famiglia che si è battuta per la raccolta delle firme risulta essere interconfessionale (ortodossi, cattolici, greco-cattolici, battisti, pentecostali, anche degli atei).
I partiti che si assumeranno l’onere di considerare questa volontà popolare hanno dichiarato che “sanno già, come è accaduto in Polonia o in Ungheria, che saranno sottoposti ad una brutale campagna dall’Unione Europea tesa ad influire sulla sovranità popolare rumena, con minacce che potranno estendersi al taglio dei fondi strutturali previsti per il paese”.
Matteo Orlando