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Sacramento e inculturazione -Per un cammino di fede in una Chiesa in uscita” (edizioni Lev) è il titolo dell’ ottimo saggio scritto da don Alfonso Giorgio. Il testo ha avuto il privilegio di essere stato presentato persino in Vaticano ,ricevendo apprezzamento e consensi. Affronta, con garbo, stile e delicatezza il tema dei sacramenti in relazione col mondo contemporaneo e le relative culture. Il tutto, in quella che Papa Francesco chiama Chiesa in uscita, ovvero vicina al Popolo di Dio. Abbiamo intervistato l’ autore.

Don Giorgio, qual è il motivo che la ha spinta a scrivere questo saggio?

Il tema dei sacramenti per i credenti è molto serio e ha bisogno di essere affrontato con estrema cura e serietà. Parto dalla tesi che  la fede non è aculturale o preculturale, ma deve incarnarsi nelle culture del posto, e questo vale anche per i sacramenti”.

Chiariamo…

“ Fatta ovviamente salva l’ unicità ed universalità della Chiesa e dunque dei sacramenti, il vero problema concerne il rapporto con le culture e le tradizioni locali. Cosa che non significa svendita della fede, ma adattamento. In pratica, i sacramenti si possono assimilare alle singole sensibilità, fatta salva la comunione con la Chiesa. Un esempio: se in Asia, ad esempio, fanno tanti inchini, perché impedirli  se questi non vanno contro la sacralità e la validità del sacramento?”.

Esiste una fuga dai sacramenti?

“ Questo problema esiste, ma paradossalmente esiste il discorso opposto. Tanti vengono in parrocchia per il battesimo, la comunione o la cresima e spariscono, come se  fosse un supermercato del sacramento. Da parroco, pastore e teologo, io devo far capire quel è il ruolo del sacramento e la sua importanza, ma non posso bacchettare o peggio ancora rimproverare. Ecco dunque l’ aspetto della  Chiesa accogliente, quella in uscita verso  il popolo. Dobbiamo tornare alle origini, alla gioia dell’ incontro, sempre chiedendo coerenza nelle condotte”.

Sacramenti in crisi, dipende dalla secolarizzazione?

“ Anche. Occorre essere esigenti e allo stesso tempo comprensivi. La priorità di fondo è l’ evangelizzazione, meglio la rievangelizzazione. L’ Europa in gran parte non si identifica più come cristiana ed invece bisogna far capire la bellezza del cristianesimo che non sia mai convenzionale o appiccicato, ma reale fermento nella società. In questa direzione l’ Europa ha compiuto errori coma la non menzione delle sue origini nella Costituzione. Penso anche a certe pratiche sconcertanti e non ammissibili quale l’ utero in affitto che bisogna respingere”.

Bruno Volpe

 

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