Un docente universitario – in un articolo proposto da Rassegna Stampa – fa un mea culpa, confessando di aver messo 18 al compito scritto di uno studente della laurea magistrale in Lettere (quinto anno di università) che meritava invece di essere bocciato perché, a parte conoscere maluccio il programma, ha grosse difficoltà nello scrivere: mette male la punteggiatura, usa i verbi sbagliati, confonde le preposizioni, non sa fare un riassunto, nel senso che invece di riassumere l’intero brano assegnato sintetizzandone il contenuto lo riassume frase per frase: «L’autore di questo brano dice che… Poi dice che… Poi dice che…», e così via.
Ma soprattutto riflette sulla letterale decadenza della corretta scrittura. Ormai perfino laureati e stimati professionisti non riescono più a padroneggiare la punteggiatura, i congiuntivi, le preposizioni. Addirittura hanno fatto la loro ricomparsa gli errori di grammatica che troviamo nei titoli dei più diffusi quotidiani.
Come si è arrivati nella terra di Dante, Manzoni, Carducci e Deledda a tanta sciatteria?
Scopriamolo insieme: