Tre esorcisti italiani sono scomparsi nei giorni scorsi. Si tratta di Padre Stefano Cavalli, 97 anni, parroco della chiesa di Lavina, una frazione di Acibonaccorsi (diocesi di Acireale), don Giovanni Zorzoli, 88 anni, vicario della parrocchia di Santa Croce di Mortara (diocesi di Vigevano) e di don Pietro Niederkofler, 96 anni, uno degli esorcisti della diocesi di Civita Castellana, della quale fa parte Bassano, cittadina in cui si trova il monastero San Vincenzo dove viveva.
Padre Cavalli aveva fondato la comunità di Lavina, costituita anche in associazione, che nel tempo aveva raccolto tantissimi seguaci in tutta la provincia di Catania. Era anche un famoso esorcista; nel 1993 si rese protagonista di un fatto di cronaca. A 74 anni mentre stava praticando un esorcismo collettivo a 15 persone appartenenti alla stessa famiglia cadde e si ferì a seguito della reazione violenta degli invasati.
Don Giovanni Zorzoli, esorcista diocesano, padre spirituale dei tre gruppi scout di Mortara, ha ricevuto la medaglia d’oro “Città di Mortara”, ed era noto anche come pittore e disegnatore. Don Pietro Niederkofler, a novembre, un mese prima della morte, aveva scritto al vice-priore don Felice Poli:
“Dolce mia vita che stai per finire che cosa oggi ti posso io dire? Bella è stata la mia primavera, mi ha sorriso da mane a sera. Ma ora è giunto l’atteso tramonto, io vado lontano da questo mondo. Volgo lo sguardo verso il buon Dio lì riposerà tutto il mio io”. Don Pietro ha dedicato tutta la sua vita agli ultimi e agli ammalati. Tante le persone che negli anni si sono rivolte a lui per essere liberate dal demonio. “Molte persone – aveva dichiarato qualche tempo fa alla Gazzetta Bassanese – vengono per capire se hanno il demonio in corpo o se hanno semplicemente dei disturbi curabili da un medico. Ma di queste, purtroppo tante, sono davvero possedute dal demonio e non sempre si riesce a liberarle”.
Don Pietro ricordava anche un episodio particolare. “È venuto un uomo una volta con voce minacciosa e innaturale dicendomi: ‘io ti ammazzo!’A quel punto ho chiamato il priore e ho fatto portare questa persona nel santuario, mi sono avvicinato al tabernacolo e ho pensato: se il Signore vuole, mi salverà. A quel punto l’uomo ha ripreso ad inveire contro di me, urlava, spostava i banchi della chiesa, poi mi si è avvicinato minacciandomi ancora, ad un certo punto è caduto a terra, quando si è rialzato ci siamo abbracciati. Era libero”.
Matteo Orlando