“Una scomunica invalida, uno scisma inesistente” è il titolo di un nuovo volume che racchiude due studi sulle consacrazioni lefevbriane di Econe del 1988. Il libro, scritto da Paolo Pasqualucci, è edito da Solfanelli.
Secondo la tesi del libro, le consacrazioni episcopali di monsignor Lefebvre sarebbero state “doverose nonostante il no del Papa” e dunque la successiva scomunica sarebbe stata assolutamente scorretta. Secondo l’autore, Marcel Lefebvre, che guidava la fraternità San Pio X, avrebbe agito nello “stato di grave necessità spirituale” della Chiesa cattolica ordinando quattro nuovi vescovi. Non avrebbe, cioè, avuto altra scelta e questo avrebbe dovuto “salvarlo” dalla scomunica.
“E’ evidente – si legge nel volume – che la minaccia alla continuità della dottrina rappresentata da un insegnamento ufficiale, intriso di errori, permette l’applicazione delle regole del diritto di necessità”. Ovviamente Giovanni Paolo II non la pensava allo stesso modo.
Paolo Pasqualucci, romano, classe 1941, già ordinario di filosofia del diritto nella facoltà di giurisprudenza dell’Università di Perugia. E’ un analista della storia del Concilio Vaticano II. E’ autore di numerosi volumi, tra cui “La persecuzione dei Lefebvriani ovvero l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale San Pio X”.
« Ovviamente Giovanni Paolo II non la pensava allo stesso modo.»
Allora, OVVIAMENTE, occorre considerare valida la posizione del Papa e non quella di Lefebvre. Visto a che a Pietro (ed ai successori di Pietro) il Cristo ha dato le chiavi del Regno dei Cieli. Non a ‘sto Lefebvre.
Ovviamente.
Ma mi sorge una domanda… Ma se i Lefebvriani e gli “ultra”cattolici non la pensano come il Papa, … ma perchè non se ne vanno da qualche parte e si fanno una bella chiesetta tutta loro con uno pseudo-dio tutto a modo loro?
La CHIESA CATTOLICA non è come andare al ristorante e scegliersi la pietanza che più ti piace. Che piaccia o no, la verità è questa!
Infatti, Andrea, in mezzo ci sono virgolette e punto:
la citazione è dal libro, mentre il commento successivo è del giornalista.
Essere Papa è un ufficio, non un automatismo. Se uno non agisce da Papa, cioè non conferma i fratelli nella Fede (=dottrina), se persiste e le cose si fanno gravi decade dal suo ruolo. “La mia Parola non passerà”.
Dici bene: non è come scegliersi un pietanza: bisogna aderire alla Verità indefessamente, non obbedire acriticamente al superiore in spregio della Verità.
Recuerdo como se burló Monseñor Marcel Lefebvre del Papa Juan Pablo II en 1988, cuando consagró sin Mandato Pontificio a los nuevos Obispos.
Recuerdo el dramático llamamiento del Papa: TE LO PIDO POR LAS LLAGAS DE CRISTO.
Y Monseñor Lefebvre despreció las palabras del VICARIO DE CRISTO.