“Sempre genitori, sempre figli. Da una raccolta di storie di madri e padri con figli omosessuali” (ed. San Paolo, prezzo di copertina 24 euro), è l’assai completo ed anche interessante lavoro della nota pedagogista Luisa Fressoia. Il testo è diviso in due parti, Per un verso ci sta l’acuta analisi della Fressoia che ha utilizzato il metodo autobiografico, che per sua scelta, predilige l’autrice, dall’ altra 15 storie vere scritte da genitori credenti (padri e madri di ispirazione cristiana, in maggioranza cattolici con due evangelici) che, per motivi vari, hanno scoperto di avere figli con tendenza omosessuale. Tale gruppo di lavoro, ha trovato forza ed adeguata assistenza (e dunque ha potuto formarsi) grazie all’interessamento di AGAPO, benemerita associazione di genitori e amici di persone omosessuali.
Che cosa dunque è venuto fuori? L’ enorme e forse comprensibile difficoltà dei genitori davanti a questa nuova realtà e i contestuali problemi dei figli ad affrontare le diverse fasi evolutive della vita. Alcune frasi dei genitori riportate nel lavoro, dopo aver saputo dell’omosessualità dei figli riescono illuminanti: ” E’ stato come un terremoto”, ” Soffrivo e speravo di sbagliarmi”, ” Ho capito in cuor mio che sarebbe cominciata una lunga prova”, ” Mi auguro che anche tra i cattolici, laici e consacrati si possa giungere a considerare la vita di queste persone in maniera più approfondita”.
In sostanza, dall’analisi dei racconti è venuto fuori un sentimento profondo: il dolore che, allo stesso tempo, ha bisogno di due risposte: accompagnamento e prendersi cura. Va detto, che il gruppo di lavoro dei genitori è composto da persone di città diverse, estrazione e cultura differenti, lavori diversi. Da quanto si legge, i genitori risultavano disorientati, ma con grande dignità e coraggio hanno voluto e saputo mettersi in gioco, accettando il percorso proposto che è stato quello della scrittura autobiografica,che rende le persone in grado di guardarsi indietro e allo stesso tempo dentro con attenzione. Un particolare non secondario. Dicevamo che dagli scritti emerge dolore, ma tale dolore non è figlio dell’ormai omologata omofobia, quanto di aspetti e cause diverse, ha radici profonde che non è pensabile circoscrivere banalmente alla tesi omofoba.
Insomma, un eccellente studio, scientificamente completo ed ottimamente scritto e documentato, che dimostra come il percorso attraversato abbia trasformato i genitori rendendoli più consapevoli della necessità di accogliere il figlio con orientamento omosessuale, testimoniando allo stesso tempo i propri valori e la propria visione dell’uomo e della donna. La vita del figlio è sua, il genitore non può sostituirsi a lui. Sarà buono, anche se non facile, trovare il modo di far sentire al figlio che madre e padre- in maniera diversa- credono in lui. Il figlio, pur tra insicurezze ed errori, svilupperà allora una forza maggiore per attivare le proprie risorse e trovare la propria strada nella vita. Nell’ introduzione leggiamo la chiave di volta dello studio: “Ci assale allora un senso di stupore di fronte alle infinite sfumature che colorano gli eventi, sia belli che brutti della vita, e poi una gioia per il senso di pienezza che, pur nella fragilità, ci comunica nella via l’essere persona”.
Bruno Volpe