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Il Vangelo di Sabato 16 dicembre 2023
Dal vangelo secondo Matteo 7, 10-13


Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista. 

COMMENTO DI DON RUGGERO GORLETTI

Il profeta Elìa, al termine della sua vita, era stato portato in cielo in un turbine di fuoco. Gli Ebrei lo aspettavano: egli, secondo quanto dice il libro del Siracide, era «designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe» (Sir 48,10). Elìa, ci dice Gesù, era effettivamente tornato, nella persona di Giovanni Battista, ma gli Ebrei non solo non lo hanno riconosciuto, ma lo hanno ucciso, perché non hanno voluto accogliere il suo messaggio di penitenza e di purificazione.

Noi rischiamo di fare la stessa cosa con Gesù: attendiamo di fare memoria della sua venuta tra noi nella festa del Natale, ma spesso non accogliamo il suo messaggio di conversione. Prepararsi al Natale, alla memoria della venuta di Dio nella nostra carne, senza pensare a convertirci, ad allontanarci dal peccato, a confessarci, non è prepararsi al Natale. Anche noi rischiamo, come gli Ebrei del tempo di Gesù, di perdere l’appuntamento più importante della nostra vita, rischiamo cioè di non accogliere Colui che è sceso dal Cielo per darci una vita migliore e per aprirci le porte alla gioia eterna.

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