Studiava ingegneria alla Federico II. Ed è, dunque, certo che avesse ben chiaro cosa fosse una teoria scientifica: le leggi matematiche e quelle fisiche gli sapevano spiegare tutto, l’ordine e l’origine del mondo. Conduceva una vita “normale” e, spesso, come la maggior parte dei suoi coetanei, si concedeva lunghe passeggiate sul lungomare di Napoli. «Avvenne poi un cambiamento profondo, non annunciato. La mia giovane vita decise di avere un incontro con Dio Amore e da quel momento sono stato chiamato a qualcosa di più grande».
La voce narrante è quella di Costantino Rubini, sacerdote napoletano che da quel momento decide di seguire una vocazione, laureandosi in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e poi specializzandosi a Roma presso la Pontificia Università Lateranense. Adesso è impegnato in vari incarichi pastorali nella Diocesi di Napoli.
«La mia formazione era, di base, prettamente scientifica – racconta – è stato dunque da sempre naturale trovare nel corso degli anni una sintesi tra le istanze del pensiero empirico e l’espressione della coscienza che appartiene allo spirito».
Una dicotomia “sintetizzata”, dunque, quella tra scienza e fede, che lo accompagna lungo tutta la sua giovane esistenza e che lo porta a riflettere sull’opportunità di divulgare un pensiero teologico diverso, rinnovato non nella sostanza, ma nella sua forma e, conseguentemente, diffonderne le istanze, rivoluzionando l’approccio cognitivo. Come? Sperimentando un linguaggio unico che ci aiuti a rispondere ai grandi interrogativi di sempre: creazione ed evoluzione sono davvero due modi così diversi per conoscere e comprendere il nostro mondo? Perché le due istanze, nella percezione comune, risultano così inconciliabili e antitetiche?
Dopo il primo tentativo di stampo accademico, dunque, Rubini concepisce un nuovo libro di carattere divulgativo “Creazione, ultima frontiera”, appena arrivato in libreria per Bonfirraro editore, dal sottotitolo molto esplicativo: “Creazione ed evoluzione: due modi diversi ma non separati di conoscere e comprendere il nostro mondo”.
È davanti alla bellezza del creato – di fronte uno specchio d’acqua, com’è l’oceano che bagna la Florida – che il pensatore con l’abito talare avvia, infatti, un processo di riflessione, tanto profonda, quanto semplice e facilmente comprensibile, sulle grandi domande dell’uomo prendendo spunto proprio da Star Wars, la saga di George Lucas che dal 1977 spopola nel panorama cinematografico internazionale, e dalla serie Star Trek che ha inizio con la fatidica, celebre frase: “Spazio, ultima frontiera …”
Fede e scienza, quindi… ma perché la fantascienza? «Ho trovato bella, interessante e complessa – rivela – la possibilità di scandagliare il bagaglio storico-culturale della teologia e coniugarlo con il circuito pop che permea nelle case della gente, attraverso i media, la tv e il cinema. Nella saga lucasiana, dentro l’articolato intreccio della trama, dietro i roboanti e spettacolari effetti speciali, al di là dei messaggi di filosofia politica, giuridica e morale contenuti ed esplicitati, si percepisce una eco costante di sottofondo, un sibilo non secondario: è un’indefinita “forza” che genera e mantiene unito il tutto nella loro galassia, lontana lontana. Sono affascinanti i sentieri del pensiero che si celano dietro “la forza” della imponente narrazione stellare».
Un’astronave troneggia in copertina…. «Ispirato da un cielo di inequivocabile bellezza, ho scelto l’Enterprise per invitare i lettori a percorrere un viaggio nella cultura “pop”, perché sono convinto fermamente che il sapere teologico abbia bisogno di essere divulgato, come quello scientifico, per divenire “popolare” nell’accezione più nobile del termine e non rimanere relegato in gruppi ristretti di esperti».
In tutta la sua agilità, il saggio è, infatti, un tentativo di mediazione delle dispute circa le ipotesi contrastanti sulle origini della vita, della Terra, dell’universo e dell’umanità sostenute dalle autorità scientifiche. Si cita la rivista Focus e un dibattito epistolare con Corrado Augias, l’intellettuale editorialista de La Repubblica, passando per la grande metafora ispirata ai Floor Wars, le gare internazionali di break dance. Il libro affronta, infine, il compito umano per eccellenza: la salvaguardia del creato secondo una via di felicità “sostenibile”.
Dall’altra parte, infatti, tante sono state le scoperte che la scienza ha compiuto in questi ultimi decenni su come si è formato l’universo e come la vita si è sviluppata in esso. E nella sempre maggiore complessità d’informazioni sul mondo, la comprensione teologica dell’universo si è trovata relegata al mito o a una sorta di avvio del mondo da parte del Creatore. E, invece, davvero non è possibile pensare il mondo e la vita nella sua evoluzione alla luce della fede? Davvero l’unica alternativa è tra un Dio – che agisce in modo misterioso e non verificabile creando direttamente le specie e agendo in modo diretto nel corso della nostra storia – e un mondo che progredisce autonomamente secondo le leggi evolutive? Il grande mistero, spiegato semplicemente, insomma.