“Preoccupante su Amoris Laetitia il silenzio del Papa. In atto da parte dell’ islam una guerra ed una aggressione”. Lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato, del noto teologo polacco e sacerdote professor Don Pawel Bortkiewicz collaboratore del quotidiano cattolico Nasz Dziennik e della influente Radio Maryja. Il professor Bortkiewicz, inoltre è molto stimato dall’attuale Presidente della Repubblica Duda che lo ha nominato membro del Consiglio di Sviluppo Nazionale e dunque è voce molto autorevole del clero e della società polacca.
Professore, che cosa pensa di Amoris Laetitia?
“Il problema dell’«Amoris Laetitia» sta nel fatto che è un testo ambiguo. Da un lato abbiamo diverse interpretazioni pastorali proposte da vari vescovi e sacerdoti. Dietro a queste interpretazioni sta un nuovo dogma, secondo il quale la pastorale sarebbe più importante della dottrina. È un evidente errore. La pastorale della Chiesa deve trarre origine dalla dottrina cattolica. Altrimenti perde la sua natura di servizio ecclesiale. Diventa uno strumento terapeutico o ideologico. Le interpretazioni pastorali che vedono nell’«Amoris Laetitia» una possibilità di permettere l’accesso alla Santa Comunione a chi vive in adulterio, ignorano la verità e la bellezza della comunione con Cristo. Se nell’epoca della discussione sulla «Humanae vitae» si contrastava la verità e la bellezza della comunione personale dei coniugi, oggi si va oltre: si contrasta la verità della comunione personale dell’uomo con Dio. Dall’altro lato, abbiamo il silenzio del Papa. Questo è preoccupante. Francesco si è fatto conoscere come un buon ed abile comunicatore mediatico. Invece in questo caso tace. Nell’opinione di alcuni sia i dubia che la correctio filialis sono manifestazioni di arroganza nei confronti del Papa. Ma il compito di Pietro è proprio quello di fortificare i fratelli nella fede, e non lasciarli nell’incertezza. Il Papa tace, ma allo stesso tempo risponde con ifatti. Ha cambiato ilnome e lo statutodell’Istituto di Studi sulla Famiglia, ha designato una commissione per la revisione dei princìpi della «Humanae vitae», sta cambiando il personale di alcune strutture importanti per la promozione della dottrina cattolica sul matrimonio e sulla famiglia. Questo desta preoccupazione. Nei dibattiti sull’«Amoris laetitia» si parla della cosiddetta ermeneutica di continuità. È difficile comprovarla, visto che nel documento di Francesco non troviamo neanche un riferimento all’enciclica morale di Giovanni Paolo II «Veritatis splendor», invece ci imbattiamo in esempi di citazioni manipolate dei documenti della Chiesa, oppure dei testi di san Tommaso. E infatti, se dobbiamo rispettare questo documento, lo possiamo fare solo nella prospettiva dell’interpretazione data dall’insegnamento della Chiesa, e in particolar modo dalla «Familiaris consortio».
Lei è preoccupato dell’islam in Europa?
“Attualmente l’islam ha un tenore prettamente politico. È un atto di aggressione e di guerra di civiltà. Gli islamisti stessi, di buon grado, dicono che la parola «islam» significa «pace». Ma è falso. L’«islam» significa sottomissione, soggiogamento. Che l’islam diffonda la pace lo possiamo dire solo nel senso che anche uno schiavo, il quale ha perso la sua libertà e si è reso obbediente al suo padrone, può godere della pace. La falsità riguardante il nome dell’islam non è casuale. La regola della falsità, cioè la taqiyya, è un elemento della strategia dell’islam. Non solo viene ammessa, ma perfino raccomandata. Ma quel che porta l’islam con sé è solo una faccia del dramma a cui assistiamo sul nostro territorio europeo. L’altra faccia è quella della sottomissione dell’Europa che, nei suoi popoli, è diventata un’apostata silenziosa di Dio. Invece di combattere l’onda di una civiltà estranea e aggressiva, i politici europei danno battaglia contro la croce, contro il diritto naturale, contro la vita concepita, contro l’istituzione del matrimonio. Noi abbiamo il diritto di incolpare gli islamici di aggressione, ma abbiamo anche l’obbligo di batterci il petto. Giovanni Paolo II esclamava parecchi anni fa a Santiago de Compostela: «[Europa!] Ritrova te stessa!Sii te stessa!Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici». Oggi questo grido è più che mai attuale”.
Qual è il significato del «Rosario alle Frontiere»?
“L’idea del «Rosario alle Frontiere» è nata tra evangelizzatori laici. Un’idea magnifica! Questa preghiera ha unito i polacchi come nient’altro negli ultimi anni. Ci ha ricordato chi siamo, dove abbiamo le nostre radici. Non è stata una preghiera contro qualcuno. È stata una preghiera per noi, per il nostro mondo, per gli uomini che si combattono a vicenda e che litigano fra di loro. È stata anche una preghiera per i profughi e migranti. Allo stesso tempo questa preghiera ci ha ricordato, dove sta la nostra forza e la nostra salvezza. Ci ha ricordato di Dio e di quelloche ha scritto san Paolo: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi… Sono lieto di aver potuto parteciparvi di persona sulla frontiera meridionale della Polonia. Ne sono grato a Dio”.
Bruno Volpe