Le affermazioni della ministra Stefania Giannini sul fatto che la riforma denominata “la buona scuola” non contempli lo studio nelle scuole della “teoria del gender” hanno acceso infuocati dibattiti, sia da parte cattolica che da parte laica. “Arrestateci tutti”, hanno fatto sapere gli organizzatori del recente Family Day che ha portato in piazza un milione di persone. Il celebre psichiatra Alessandro Meluzzi ha dichiarato a IntelligoNews: «Ormai è in corso una grande operazione culturale che io chiamerei l’operazione culturale dell’indistinto che ha delle radici, delle origini molto forti. Si cerca cioè nel nome di una male indirizzata teoria della giustizia e dell’uguaglianza un uniformarsi sulle diversità […] Siccome ci sono delle persone che per una loro storia, per delle caratteristiche, per la loro genetica hanno una difficoltà a definirsi nel genere bisognava risolvere il loro problema eliminando la distinzione di genere. Non il maschile e il femminile, ma la pure soggettività […] ci stiamo avviando ad altre distinzioni come quella fra le culture e le religioni. Non c’è nessuna differenza tra l’essere islamico o cristiano, tra l’avere sperimentato o meno l’illuminismo. In questa dimensione dell’indistinto non deve esserci più alcuna distinzione». Questa visione porterà «semplicemente all’entropia, al caos assoluto. Nel nome di una male indirizzata teoria della generosità, dell’accoglienza e della non distinzione, che è la base del politicamente corretto, ci troveremo in un contesto di caos assoluto. Dietro questa cultura c’è la caduta di ogni distinzione morale […] in questa dimensione del nominalismo e dell’indistinto si arriverà a un generale impazzimento». Parlando in riferimento alle sue esperienze mediche, il prof. Meluzzi aggiunge: «La cultura dell’indistinto per i bambini e gli adolescenti, rapportata dunque all’età dello sviluppo, produce un senso di sofferenza estrema. I bambini hanno bisogno di un attaccamento a basi sicure! Ma a sua volta questo necessita di distinzioni: chi è la mia mamma, chi mio papà, qual è il mio Paese, quali sono i miei valori, la mia cultura. Cos’è il bene e cos’è il male! Se invece io mi limito a dire a un bambino di esprimersi, do un’impressione del tutto uguale che alla fine produrrà un senso di totale disperazione». Anche Diego Fusaro, filosofo marxista, ha risposto alla ministra Giannini. «A me non sembra che sia una truffa culturale svolgere indagini filosofiche o critiche su qualsiasi argomento. In base a cosa uno dice che è una truffa oppure no? Se poi si deve per forza parlare di truffe, beh, ne vedo di ben più gravi. Per esempio mi sembra proprio una truffa dire, come è stato detto in passato, che a scuola non c’è mamma e papà ma genitore 1 e 2, questo lo controbattono anche grandi psicanalisti come Massimo Recalcati ad esempio». «Un’affermazione di questo tipo mi pare che una persona che occupa quel ruolo non possa averla detta. La cosa incredibile è che prima ti dice che la teoria gender non esiste, poi se critichi la teoria gender ti vuole tappare la bocca. Se uno critica una cosa inesistente perché tanto clamore? Forse perché la posta in gioco qui c’è». Infine sull’omofobia, Fusaro spiega che, se con questo termine «intendiamo il negare il diritto di esistere a una persona in base ai suoi gusti sessuali allora sicuramente è una malattia mentale, ma se intendiamo il poter discutere tranquillamente su cos’è la famiglia, sul fatto che i sessi sono due e non si scelgono a piacimento, la malattia mentale è di chi vuol negare questa libertà direi».
Maria Rocca