“Unità, diversità, comunione, relazione, condivisione, dono di sé, amore, pace: sono le parole che risuonano a Pentecoste, quando parliamo di dono dello Spirito Santo e nascita della Chiesa. Eppure, se guardiamo alla nostra realtà, qui a Gerusalemme, vediamo le Chiese nelle loro diversità senz’altro, ma non così unite”. È quanto sottolineato dal patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, che a Gerusalemme, ha celebrato la solennità della Pentecoste.
L’opera dello Spirito, ha detto, “è un evento di comunione, crea una fraternità, compone le differenze, rende possibile l’unità”, eppure, “assistiamo a divisioni di ogni genere, nella Chiesa, nella società, nella politica, nelle famiglie. Siamo appena usciti da un ennesimo ciclo di violenza, causa di rancore e profonda frustrazione. Insomma, sembra che lo Spirito a Gerusalemme non riesca a fare breccia nel cuore dei suoi abitanti”. Tuttavia, ha aggiunto Pizzaballa, “sarebbe ingiusto limitarsi a questo. Lo Spirito apra i nostri occhi, innanzitutto per vedere il bello che ancora c’è tra noi e le tante belle realtà che compongono la nostra società. Rifiutarsi o essere incapaci di vedere le tante persone, istituzioni, opere di unità, di condivisione e di amore reciproco che ancora esistono tra noi, è un modo di spegnere lo Spirito con il quale siamo stati segnati”.
La Pentecoste, inoltre, “ci richiama a diventare noi coloro che costruiscono l’unità, la condivisione, l’amore, la pace, che sono sì un dono che viene dall’alto, ma che deve essere costruito con le nostre mani, il nostro impegno e il nostro sincero desiderio. Lo Spirito è la forza che ci sostiene, ma non si può sostituire alla nostra libera scelta di vivere come figli di Dio. Il Signore perdoni le nostre infedeltà, ci renda a nostra volta capaci di perdono reciproco e – ha concluso il patriarca – ci sostenga in questo nostro comune desiderio di diventare nel mondo operatori dell’azione dello Spirito e costruttori di unità e pace”. (SIR)