“La metropolitana trasporta, la fede aiuta e sorregge”: lo dice con la solita franchezza il noto giornalista Tony Capuozzo, da noi intervistato.
Capuozzo, si stringono le maglie contro il Coronavirus. Esiste il rischio di nervosismo?
“Più che altro a mio avviso esiste il rischio che aumenti lo sconforto ed anche la rabbia. Inoltre trovo assurde alcune reazioni, illogiche”.
Quali?
“Ho visto un runner che veniva additato quasi che fosse un untore o un appestato. E correva da solo, senza assembramenti. Era guardato in cagnesco. Insomma evitiamo che aumenti la collera sociale o un clima di sospetto. Soprattutto facciamo in modo che non si pervenga alla isteria collettiva, cosa da scongiurare”.
E’ soddisfatto, Capuozzo, dalle nuove misure del governo?
“Senta. Io non capisco e non apprezzo come tutta questa vicenda è stata gestita sin dall’inizio, quando è stato detto tutto e il contrario di tutto, passando dalla storia che il contagio non è facile, vedi spot governativo, agli aperitivi ai Navigli sulla Milano da fare ripartire, una sciocchezza”.
Che cosa fa spavento?
“Il fatto che la malattia è subdola. Altre patologie, persino più gravi, erano conclamate, si vedevano. Qui nessuno sa se il vicino ne è portatore e allora ciascuno vede l’ altro con paura”.
Rumors dicono che è nata in laboratorio: credibile?
“Non è da escludere, bisognerà investigare senza scartare nulla. Ma adesso a me questo sembra secondario. Oggi non mi interessa se è nata in laboratorio o al mercato del pesce di Wuhan, bensì trovare il rimedio”.
E l’Inghilterra?
“Hanno seguito il metodo dello stop and go. Cioè di aprire e chiudere le maglie a seconda della saturazione delle sale di rianimazione. Questo va bene per uno Stato evoluto ed attrezzato come quello britannico, non per noi”.
Messe pubbliche sospese…
“Io non sono abituale frequentatore di messe anche se ritengo importante il rapporto personale con Dio. Constato che le metropolitane e i tram funzionano con problemi di affollamento. E allora dico: la metro trasporta, la fede aiuta e sorregge la speranza. Giudicate voi”.
Bruno Volpe