Le Misericordie, un silenzioso esercito del bene che, specie in questa emergenza Coronaviurs, sta mostrando il meglio di sé. Di che cosa parliamo esattamente? Delle Misericordie, arciconfraternite laiche, ma di ispirazione cristiana inserite nelle varie diocesi ( si distinguono dalle più celebri confraternite diocesane che obbediscono ai vescovi locali: quelle delle processioni per capirci meglio) con un proprio direttore spirituale. Il loro compito specifico è il volontariato, in collaborazione e sinergia con le amministrazioni locali e la Protezione Civile. Abbiamo intervistato, per capirne di più, il Presidente Nazionale Roberto Trucchi.
Presidente Trucchi che cosa fanno le Misericordie?
Siamo sul campo ed operiamo da sempre al fianco delle pubbliche amministrazioni, in special modo quelle locali, in casi di emergenza, calamità, disastri e in questo momento tanto delicato siamo in prima linea. Sparsi in tutta Italia, abbiamo una rete capillare, con una cellula direttiva a Pistoia.
Nell’emergenza Coronavirus abbiamo inviato ai fratelli della Lombardia cinque squadre e cinque ambulanze per poter trasportare i pazienti che sono in rianimazione in altre regioni.
Con quale spirito realizzate questo?
Con gratuità e carità, in spirito cristiano. Noi del resto ci ispiriamo a questi valori. Mi sia consentita una analogia. Le Misericordie sono nate nel 1240, poco prima di una terribile pestilenza e in quella occasione operarono molto e bene. Sembra che la storia, fatte le debite proporzioni, naturalmente, ci stia riservando una seconda ondata di malattia. Pare di essere tornati alle origini”.
Non si parla molto di voi…
Meglio. Noi lavoriamo nel nascondimento e non amiamo apparire reputando che la carità sia da farsi nel segreto senza annunciarla come talvolta invece sentiamo e non lo trovo bello. In sintesi, lavoriamo nel silenzio ricordando che a fin di bene la destra non deve sapere quello che fa la sinistra. Le ricordo una cosa .
Le Misericordie hanno nel passato adottato un curioso copricapo detto “Buffa”. Lasciava vedere solo gli occhi. Sa quale era il motivo?
L’operatore che faceva del bene non doveva essere riconosciuto da nessuno per non essere ringraziato e perché tutti tra noi fossero livellati, senza chi è sopra o sotto per motivi di censo”.
Bruno Volpe