Tutta l’umanità è in travaglio: sviluppo e recessione, turismo e migrazione, spettacoli e invasioni, guerre e lacerazioni, terrorismo e persecuzione, ecumenismo e divisioni, commercio e corruzione, comunicazione e integrazione, isolamento ed emarginazione. Si fronteggiano e si mescolano bene e male, verità e menzogna, cielo, terra e abissi spaventosi, povertà e ricchezza, lusso e miseria, schiavitù e liberazione, guerra continua e pace provvisoria, scioperi e lavoro. Tutto è in cambiamento: usi e costumi, culto e religione, modelli di famiglia, accordi tra le nazioni, modelli di sviluppo, impero delle comunicazioni, leggi civili, leggi penali, giudizi in tribunale. Via il vecchio, viene il nuovo, tutto cambia, tutto deve cambiare anche la Chiesa, anche la sua “pastorale”. E il mondo deve vedere che anche la Chiesa è aperta al cambiamento, accogliente della diversità.
Sembra oggi, che nulla permane identico a sé, neanche l’uomo, neanche la famiglia, tanto meno la società, che è diventata multi-etnica, multi-culturale, multi-religiosa, policentrica, mass-mediale, sempre più caotica e conflittuale. Tutto è in lotta, tutto è in travaglio verso un esito, verso una sintesi degli opposti. Cosi Hegel sentenziò: la realtà è puro divenire per opposizione di tesi e antitesi in conflitto, che di necessità si compongono in nuova sintesi. Cosi all’infinito. Trionfa nella storia chi sa inserirsi attivamente nel suo processo dialettico, chi accetta gli opposti e si inserisce attivamente nella conciliazione degli opposti, che è la “diversità riconciliata”. Venne poi Darwin e annunziò la continua evoluzione dal meno al più perfetto. Lotta e selezione nella logica darvinista, ti spiega il progresso anche della coscienza delle persone. Pertanto, questo processo inarrestabile porterà presto ad un nuovo mondo, dove coabiteranno gli opposti di un tempo che fu e solo allora, dicono, vi sarà pace. Almeno per un certo tempo. Poi il processo riprende. Così all’infinito.
Il pensiero evoluzionista e conflittuale, che trova in Hegel e Darwin base concettuale, è oggi all’interno della cultura dominante in tutti gli ambiti, anche in quello ecclesiale. La potenza dei mass-media e dei social-network imperanti ci sta omologando tutti nella stessa lunghezza d’onda. Tutti pensiamo, giudichiamo, desideriamo, parliamo alla stessa maniera e andiamo decidendo e operando come zombie telecomandati, che non hanno più né punti di orientamento, né libertà di giudizio, né valori irrinunciabili di riferimento, né mete trascendenti l’orizzonte della storia. Tutti stiamo diventando animali immondi che non ragionano e che hanno solo bisogni bestiali: pro- curarsi cibo e bevande, un partner per accoppiarsi, un riparo e un vestito, luoghi per lavorare a profitto dello Stato a cui tutto devi versare, soldi da spendere e partite da guardare.
Nelle Chiese poi, tutto si deve sdoganare, tutto deve cambiare: soprattutto il culto e la pastorale. Bisogna mettere al centro l’uomo, la persona, la concretezza esistenziale che cambia continuamente, secondo le linee di forza della storia, della società, che portano cambiamenti radicali, nuova coscienza e un sacco di novità; anche gli opposti vi devono entrare. Non si deve parlare più di peccato ma di libertà, non di conversione ma di singolarità, non di pentimento ma di misericordia, non di esclusione ma d’integrazione, non di leggi morali ma di opportunità, non di privazione dei Sacramenti ma di promozione, non di giudizio ma di comprensione. Discernimento e accompagnamento, inclusione e non discriminazione, gradualità e non regole canoniche astratte.
E’ plausibile. Ma dove andiamo? Non è più chiaro. Anche nella Chiesa è entrato “il fumo di Satana” (Paolo VI), il dubbio, la tenebra, il caos. Sappiamo che Satana ha giurato di distruggere la Chiesa, così come sta facendo per il mondo intero e per ogni famiglia in particolare, diventata il primo terreno di scontro. La vita viene oppressa ed eliminata sul nascere; l’egoismo trionfa; può danzare il caprone, ormai vincitore, come all’inaugurazione del tunnel del S. Gottardo e chiedere adorazione. Ma sappiamo anche che “le Porte degli Inferi non prevarranno” (Mt 16,18) e che la vittoria finale è di Cristo e della Vergine Maria. Il secolo dato a Satana volge al termine e i Dieci Segreti sono alle porte. Grandi cose si annunziano. Dio non sta con le mani in mano. E’ Lui che dirige la storia e non la cieca evoluzione; è la sua Provvidenza che avvolge il cosmo e non il caos: questo purtroppo ritorna se ci si allontana da Dio. Ma Dio ci ama troppo per lasciarci in preda al male dalle mille facce e dagli infiniti tentacoli.
Il Maligno sta facendo costruire un mondo senza Dio. Infatti, sembra che nessuno lo cerchi e che se ne possa fare a meno tranquillamente. Ma Iddio c’è e ama la terra che è sua creazione e ama l’umanità, destinata ad essere sua commensale, tempio e abitazione. Egli non può lasciarci in preda al Male. Il secolo dato a Satana presto finirà. E allora le cose cambieranno in piccolo e in grande, su tutta la terra. Un giorno verrà dato lo Spirito Santo, ed Egli convincerà il mondo di peccato, ci condurrà alla verità tutta intera e renderà testimonianza a Cristo, unico Salvatore. Allora la Chiesa splenderà in tutta la sua bellezza soprannaturale: con la Croce e il sangue dei nuovi martiri debellerà le tenebre dell’errore, dell’eresia, della divisione. Allora il Cuore Immacolato della Vergine trionferà. Sì, la nuova era del nuovo mondo bussa alle porte e il regno del caos e della violenza finirà. Poi sulle nubi del Cielo Cristo verrà. E sarà il mondo nuovo, il gran giorno del Regno di Dio promesso. Per questo lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni presto, Signore Gesù!”.
Padre Giuseppe Tagliareni
Certo Dio non starà con le mani in mano, ma la vittoria del Cuore Immacolato di Maria non sarà senza dolore. Ci si lamenta che il “fumo di satana” sia entrato nella Chiesa – oggi, dovremmo parlare di “fuoco di satana”, perché la situazione è peggiorata di molto – ma sono trascorsi esattamente quarantaquattro anni da quel 29 giugno 1972, quando Paolo VI, con voce lamentosa, se ne uscì con quella espressione. Da allora, che cosa è stato fatto? I vescovi, i sacerdoti, i laici cristiani hanno voluto prendere atto della crisi di fede e di fedeltà denunciata dal Sommo Pontefice? oppure, per la maggior parte hanno continuato a non denunciare l’errore seminato dal nemico nella cittadella santa e sono andati avanti come se niente fosse? Il Signore aveva donato, dopo Paolo VI, un grande Papa, Giovanni Paolo II, formatosi nella cristianissima Polonia e temprato nella lotta per Cristo di fronte al comunismo. Che ne è stato fatto di questo dono dall’alto, soprattutto nell’Occidente? E’ stato seguito da tutto il Popolo di Dio, compresa la gerarchia, e fino a che punto? Nella prima metà degli anni novanta, frequentavo un folto gruppo di preghiera in quel di Enna e i suoi formatori erano a conoscenza, per doni ricevuti dall’Alto, di alcune cose e mi fecero capire che gli uomini dovevano approfittare del pontificato di Giovanni Paolo II per ritornare a Dio, perché dopo sarebbe stato più difficile.