di padre Giuseppe Agnello*
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Come Cristiani il nostro anno litúrgico lo abbiamo cominciato da un pezzo, ma nel giorno che profanamente chiamiamo capodanno, perché nel primo giorno del primo mese dell’anno civile, la Chiesa ci ricorda che, se vogliamo un anno di gràzie, dobbiamo avere per mamma la Madre di Dio, Maria santíssima. Ella ha partorito nel tempo il Fíglio di Dio; ella partorisce tuttora figlî di Dio, a patto che la si ami con la vera devozione, quella che è contenuta nel saluto dell’àngelo Gabriele: «Benedetta sei tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesú» (Lc 1, v.42); e quella devozione che ne capisce il ruolo sotto la Croce, ai piedi di Gesú e accanto a Giovanni. L’àngelo infatti ci mostra come la benedizione di Dio, che è Gesú Cristo, ci raggiunga indissolubilmente attraverso la Madre, che è Maria. La Madre ovviamente, essendo creatura, non è di piú del Fíglio e a paragone di Dio è un nulla, ma nel disegno di Dio e nella sua obbedienza a Dio è la prima benedizione della pienezza dei tempi, che il Padre stesso ha voluto per noi: è benedizione per il Fíglio che genererà; per la missione con la quale collaborerà; per la maternità che sotto la croce le viene estesa ad ogni uomo. Quindi chi vuole un anno nuovo pieno di benedizioni divine, ami Maria come sua vera Madre e modello di virtú e non tema nulla di ciò che il futuro ha di ignoto e nascosto alla nostra mente. La benedizione sacerdotale che Dio dà per mezzo di Aronne al suo pòpolo, trova in Maria la piena espressione del volto di Dio. Abbiamo infatti sentito: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. / Il Signore fàccia risplèndere per te il suo volto e ti fàccia gràzia. / Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 24-26). Ma il Dio invisíbile non ha un volto, fino a quando non glie lo dà il sí di Maria all’Incarnazione. Il volto di Dio, per l’ebreo dell’Antico Testamento, è l’intenzione benévola dell’Altíssimo verso i míseri che lo cèrcano. ¿Chi si accorge che Dio benedice da sempre la sua creazione? Chi lo cerca. Nel Nuovo Testamento questa ricerca trova il suo compimento in Cristo «nato da Donna» (Gal 4, v.4), che ha letteralmente un volto, concretamente un’espressione benévola, sicuramente una somiglianza con Maria sua Madre. Il Signore, dunque, fa splèndere il suo volto e ci concede le gràzie, attraverso la piena di gràzia e la dispensatrice di tutte le gràzie, che è Maria. Anche san Giuseppe, come membro della Sacra Famíglia ci viene consegnato dal Vangelo come colui che si fa trovare accanto al Fíglio: dice infatti il Vangelo: «e trovàrono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatóia» (Lc 2, v.16). Nel Vangelo, cari fratelli e sorelle, niente è a caso e persino l’órdine delle parole ha un peso. Maria e Giuseppe sono nell’órdine che ne dà l’evangelista i mediatori di gràzie che il Salvatore si è riservato come genitori e per farsi trovare dai cercatori di Dio. I pastori, che senza indúgio vanno a Betlemme ad adorare il Bambino e a raccontare ciò che di lui hanno sentito dire dalle schiere degli àngeli, «trovàrono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatóia» (Lc 2, v.16). Maria, la Madre; Giuseppe, il padre putativo; Gesú, nel suo destino eucarístico «adagiato nella mangiatóia». I Pastori, per entrare in relazione con il Bambino, dèvono prima entrare in relazione con la Madre e il padre putativo: sono loro che lo mòstrano, perché sono loro che lo hanno accolto con amore per primi e lo hanno custodito perfettamente per volontà di Dio. L’adorazione di Gesú passa dunque per la vera devozione a Maria e a Giuseppe. Oggi ci soffermiamo su quella alla Madre di Dio, e non possiamo non citare San Luigi Maria de Grignon de Montfort. Nel suo Trattato sulla vera devozione a Maria dice: «Dio Fíglio ha glorificato la pròpria indipendenza e maestà nel dipèndere da questa Vérgine amàbile nel concepimento, nella nàscita, nella presentazione al tèmpio, nella vita nascosta di trent’anni e fino alla sua morte, alla quale ella dovette assístere, per costituire con lei un medésimo sacrifício e per èssere immolato all’eterno Padre con il consenso di lei, come un tempo Isacco fu immolato alla volontà di Dio con il consenso di Abramo. È lei che lo ha allattato, nutrito, custodito, allevato e sacrificato per noi. O miràbile e insondàbile dipendenza di un Dio, che lo Spírito Santo non ha potuto passare sotto silènzio nel Vangelo, per mostràrcene il valore e la glòria infinita, pur avendo taciuto quasi tutte le meravíglie che questa Sapienza incarnata ha compiuto durante la sua vita nascosta. Gesú Cristo ha dato piú glòria a Dio suo Padre con la sottomissione a sua Madre durante trent’anni, che non convertendo il mondo intero per mezzo di strepitosi miràcoli. Oh, come si dà altamente glòria a Dio quando, per piacergli, ci si sottomette a Maria, sull’esèmpio di Gesú Cristo, nostro único modello!» (Trattato, n.18). In queste parole cosí dense di verità e significato, dobbiamo dunque inserire il nostro 2025 che è appena cominciato e la nostra vera devozione a Maria. Le due cose, infatti, vanno insieme: non possiamo aspettarci un anno buono, se trascuriamo di sottométterci a una Madre cosí buona e cosí onorata da Dio. Chi vuole le gràzie e chi vuole la pace, deve volere bene a Maria: deve anzi amarla con affetto generoso e quotidiano. Chi vuole meditare bene la Parola di Dio, per farsi istruire e nutrire da essa, deve impegnarsi nella rècita del santo rosàrio, perché è di Maria che si dice: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditàndole nel suo cuore». Chi infine vuole vívere nella pace e donare pace, deve consacrarsi al suo Cuore Immacolato, che è stato la consolazione costante di Gesú e rimane il rifúgio sicuro di ogni cristiano. Pertanto oggi rinnoviamo la nostra consacrazione al suo Cuore Immacolato, contro ogni falsa devozione a Maria e perché si diffonda la vera devozione a Maria, che per san Luigi Maria Grignon de Montfort deve èssere: interiore, tènera, santa, costante e disinteressata. Mi soffermo solo sugli aggettivi “santa” e “disinteressata”. Maria vuole che i suoi devoti aspírino alla santità e fúggano il peccato, quindi la vera devozione a lei è quella che ne ímita le virtú. Inoltre, come un amico è vero se ci ama nella gratuità e non per vile interesse, cosí la vera devozione a Maria deve amarla perché ci è Madre ed è degna di èssere amata, non perché ci farà qualche favore. Quando questo accadrà, però, la nostra ànima sperimenterà la benedizione che è vivere nel suo grembo: lí saremo líberi da turbamenti, timori, scrúpoli, nemici invisíbili, peccati e mondanità (Cfr Trattato n.264).
Quindi, e concludo: il 2025 non sarà bello per le cose che succederanno o per il giubileo in corso, ma per la vera devozione a Maria, che ci dona Gesú, che è Gràzia e Pace.
Madre di Dio, anno C. 1 Gennàio 2025. Nm 6, 22-27 Sal 66 Gal 4,4-7 Lc 2,16-21
*L’autore aderisce ad una riforma ortografica della lingua italiana