Nei prossimi giorni (il 19 e il 20 novembre) si riunirà a Roma il collegio cardinalizio per il concistoro convocato da papa Francesco. È inevitabilmente che farà rumore anche in quella occasione l’appello che quattro cardinali – Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner, tutti già esonerati da ruoli operativi o per motivi di età o perché messi da parte – hanno reso noto nei giorni scorsi e che è stato ripreso da numerosi siti cattolici di tutto il mondo.
La lettera fa seguito ad una famosa missiva, firmata da tredici cardinali (diversi dai quattro di oggi), che fu inviata al Papa all’inizio della seconda sessione del sinodo sulla famiglia (assise che “sfociò” nell’esortazione Amoris laetitia).
Proprio su quest’ultimo documento, che è stato interpretato contraddittoriamente nel mondo cattolico, i quattro cardinali di oggi (che sperano che nessuno li “giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia” ma mossi “dalla profonda affezione collegiale” che li unisce “al Papa, e dall’appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli”) fanno appello al Papa attraverso 5 domande sui punti più controversi di Amoris laetitia.
Lo scorso 19 settembre la lettera e le domande erano state consegnate a Papa Francesco e al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. Gerhard L. Müller. Siccome non è arrivata alcuna risposta, i quattro alti prelati, sull’esempio di Matteo 18,16-17, hanno deciso di rendere pubblico il testo, per “continuare la riflessione e la discussione” con “l’intero popolo di Dio”.
Dopo una premessa (la constatazione di “un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa”, specie sul capitolo ottavo Amoris laetitia) nel quale si ricorda che la lettera è stata diffusa in un’ottica di giustizia (“il ministero petrino è il ministero dell’unità”, e “a Pietro, al Papa, compete il servizio di confermare nella fede”) e di carità (per “aiutare il Papa a prevenire nella Chiesa divisioni e contrapposizioni, chiedendogli di dissipare ogni ambiguità”) e nell’ambito del canone 349 del Codice di diritto canonico (e non certo nell’ambito dello schema “progressisti-conservatori”), i quattro cardinali pongono i loro “Dubia” (un metodo di rivolgersi alla Sede Apostolica consolidato da una prassi secolare, che propone delle domanda al Papa e alla Congregazione per la Dottrina della Fede formulate in modo da richiedere come risposta “sì” o “no”, senza argomentazione teologica).
In sintesi i 4 cardinali chiedono: 1. Se sia divenuto ora possibile “concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive ‘more uxorio’ con un’altra” e se l’espressione “in certi casi” della nota 351 (n. 305) dell’esortazione Amoris laetitia possa “essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere ‘more uxorio’”; 2. Se continuano ad esistere “norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi”; 3. Se “è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio […] si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale”; 4. Se “le circostanze o le intenzioni” possano o meno “trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta”; 5. Se è esclusa “un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza” e se “la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto”.
Matteo Orlando