A partire da S. Francesco si suole, nel popolo cristiano, rappresentare la nascita di nostro Signore Gesù Cristo in maniera visibile, mediante statuine e capanne, per rappresentare il luogo della nascita (Betlemme) e i vari personaggi implicati: il Bambino, Maria Vergine, S. Giuseppe, i pastori, i Re Magi, la stella cometa, le pecore, le casette lontane, il ruscello e tanti altri elementi che varie tradizioni hanno aggiunto in seguito, rendendo il Presepe un’autentica espressione di fede in Cristo e un complesso manufatto ricco di tanti valori e significati, che lo fanno diventare un elemento importante della cultura cristiana, soprattutto per la festa di Natale.
Poiché oggi la cultura dominante e’ atea e anti-cristiana, si capisce che il Presepe stona, poiché richiama una Presenza storica di Uno che la società gnostica rigetta: Gesù Cristo Dio. Dicono che e’ meglio l’albero di Natale, più idoneo ad una cultura multi-religiosa, dove i cristiani sono sempre di meno, nonostante il Papa e questo in particolare, che ha suscitato tanta simpatia e accoglienza nel mondo. Ma i laicisti se ne infischiano e così presidi atei, i professori e le maestre che non frequentano più la chiesa: mettiamo più alberi e meno presepi, più Halloween e meno canti di Natale, più tombole e meno novene, più balli che veglia di mezzanotte.
Così fanno e nessuno glielo può impedire. Ma per noi che restiamo cristiani, ha ancora senso fare il Presepe? Noi diciamo di sì, perché i valori che esso rappresenta sono tanti e grandi, la cui perdita rappresenta un grave danno per la nostra cultura e un appiattimento della società, un irreparabile impoverimento della nostra civiltà occidentale. Quali sono questi valori? Eccoli:
– Dio con noi: quel Bimbo è l’Emanuele dei profeti, Dio fatto uomo per la nostra salvezza. Egli non disdegna di abitare in mezzo a noi, anche nell’estrema povertà, pur di salvarci dal male;
– la maternità: dare alla luce un bambino e’ cosa grande: sia perché si dà vita ad un essere umano, sia perché quel bambino potrà diventare un grande, un tesoro per il mondo;
– l’amore sponsale: Maria e Giuseppe sono uniti, anche nella precarietà. Maria segue Giuseppe senza protestare e Giuseppe cerca un riparo per la sua sposa, come la Provvidenza stabilisce;
– la famiglia: il bambino che viene al mondo trova una madre e un padre amorosamente piegati su di lui e pronti a dargli amore e riparo per farlo crescere meglio che sia possibile e avere pienezza;
– l’ubbidienza: Giuseppe obbedisce all’imperatore romano per il censimento e alla legge ebraica delle tribù e va a Betlemme. Maria obbedisce a Giuseppe e lo segue, anche se in gravidanza.
– la fiducia in Dio: Giuseppe e Maria lasciano la casa di Nazareth e vanno a Betlemme per obbligo di legge; non trovano posto in albergo; si accontentano di una grotta. Dio provvederà!
– la povertà: la grotta esprime la quasi totale mancanza di beni; eppure Dio ama i poveri e la povertà. Un giorno dirà “Beati i poveri in spirito, perché di essi e’ il Regno dei cieli”.
– l’umiltà: Dio il grandissimo, si fa piccolissimo: un infante bisognoso di tutto! Quale lezione per l’umano orgoglio che tende sempre ad innalzarsi a superbia, a farsi più grandi degli altri!
– l’accoglienza: Maria e Giuseppe accolgono il Bambino pur nella precarietà, con immenso amore, perché sanno che il Figlio di Dio e’ il più grande dei tesori; così ogni bambino che viene al mondo.
– la gioia: ogni nascita porta gioia, ma questa piu’ di tutte. Lo annunzia l’Angelo ai pastori: “Una grande gioia: oggi, nella città di Davide vi e’ nato un Salvatore!”. E’ la gioia messianica.
– la tenerezza: alla vista del Bambino Gesù anche il cuore più indurito s’intenerisce e cambia volto e sentimenti. Sostare davanti al Presepe rende più buoni tutti, anche i violenti.
– la mansuetudine: e’ espressa dai due animali, il bue e l’asino, che aiutano molto l’uomo nelle fatiche della campagna e nei trasporti: lavorano sodo, non si ribellano, si contentano di poco.
– il culto: gli Angeli cantano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini di buona volontà”, così invitano a farsi eco di questo canto di lode a Dio e di ringraziamento.
– la pace: è augurata dagli Angeli per coloro che sono di buona volontà, che ne e’ il presupposto.
Infatti dove non c’è la buona volontà, c’e’ malizia e violenza. In presenza di Gesù c’è pace.
– la vigilanza: i pastori erano vigilanti attorno al fuoco. Dio li sceglie e li fa correre per primi alla grotta di Betlemme, premiando la loro veglia e la loro prontezza.
– la solidarietà: gli umili pastori sono poveri, eppure vedono che il Bambino e’ ancora più povero; così si danno da fare a portargli tutto il necessario per sopravvivere al freddo e alla fame;
– la fede: è indicata dalla stella cometa che guida i Magi fino al luogo dove sta il Bambino. In verità la fede e’ la luce che conduce a Dio e che dall’alto arriva su chi lo cerca e gli spiana la via.
– il silenzio: nel mezzo della notte, mentre tutto tace e Maria prega in estasi, si ode il primo vagito del Bambino. Dio ama il silenzio e parla solo nel silenzio attento di un cuore che lo attende.
– la generosità: prima i pastori e poi tanti altri portano alla Santa Famiglia il necessario per vivere; poi cercano un’abitazione più degna, perchè non si possono lasciare delle persone in una grotta!
– la volontà di cercare Gesù, il Re che e’ nato, superando ogni ostacolo per raggiungerlo e portargli in dono le cose più belle: oro (opere buone), incenso (culto vero), mirra (penitenza).
In verità il Presepe porta in sé molti e grandi valori spirituali, tutti legati alla fede nel Figlio di Dio, che a Betlemme viene dato al mondo. E’ Lui la luce del mondo. Per questo la grotta si illumina e la notte risplende. Ma non tutti amano la luce. Molti oggi preferiscono chiudere gli occhi alla luce del sole e ingrossare il popolo della notte, tra fiumi di alcol e musica rock e preferisce inneggiare a Satana, come nel teatro Bataclan a Parigi, anziché a Dio. Anche per questi e’ venuto Gesù. Anzi, soprattutto per loro. Egli è la Misericordia; per tutti dunque, c’e’ speranza!
Padre Giuseppe Tagliareni