“Non abbiate paura della verità – Giovanni Paolo II e la Veritatis Splendor”, è un interessante e godibile saggio, edito Chorabooks, scritto dal polacco appartenente ai frati minori cappuccini, docente all’Antonianum di Roma, padre Maksym Adam Kopiec. Lo abbiamo intervistato.
Padre Kopiec, perchè uno studio sulla Veritatis Splendor?
“Ricordo ancor oggi con grande emozione, quel non abbiate paura pronunciato da Giovanni Paolo II alla sua prima messa da Papa. Richiamava, con tutta l’ autorità del Successore di Pietro, il mondo ad avere fede in Cristo che oggi spesso è messo da parte. Al contrario, la Veritatis Splendor ci dice ed anzi impone di evidenziare e testimoniare dappertutto e sempre la Verità. Cristo è la Verità e si manifesta come tale”.
Il concetto di Verità sembra offuscato…
” Effettivamente oggi la Verità accusa battute a vuoto, il soggettivismo ed il relativismo avanzano assieme al nichilismo. Si pretende di seppellire o ignorare la Verità oggettiva. Ma questo non è possibile in quanto Cristo è la Verità”.
Per quale ragione il concetto di Verità è in crisi?
” Non ci sta una sola spiegazione. Si parte dal 16 secolo, si passa dal luteranesimo e arriviamo ai tempi attuali”.
Esiste anche nella Chiesa una tendenza al relativismo?
” Sì. Notiamo sempre più spesso un falso irenismo, l’ abbassarsi ai criteri del mondo. Se il mondo vive una perenne caduta, la Chiesa non può e non deve permettersi di seguirlo per piacere, per popolarità ed ottenere facili consensi. In questo modo si ha un effetto contrario, falso ed insidioso: vanno via i vicini e neppure arrivano i lontani. Tanto è dipeso anche dal tragico errore di non inserire, come voleva Giovanni Paolo II, le origini cristiane nella Costituzione Europea”.
Ha la sensazione che si voglia mettere da parte Giovanni Paolo II?
“La Chiesa non lo nega, ma ho il sentore che qualche ambiente al suo interno, lo voglia archiviare come superato, sminuendone il Magistero”.
Amoris Laetitia, le piace?
” Vi sono alcuni spunti e parti per le quali ritengo opportuno ed urgente un chiarimento interpretativo ai massimi livelli, ha creato molti equivoci e confusione nella sua applicazione, favorendo una pratica relativista . Resto della idea che non è possibile dare la comunione al divorziato risposato civilmente per il bene dello stesso e rispetto del Vangelo”.
Bruno Volpe