La pratica della somministrazione della comunione sulla mano piuttosto che in bocca non è la regola nella Chiesa cattolica. Lo spiega il vescovo argentino Juan Rodolfo Laise nel suo libro “Comunione sulla mano – Documenti e storia”, edito in Italia da Cantagalli. Monsignor Laise è l’unico vescovo argentino a rifiutare pubblicamente tale prassi liturgica ed ha voluto spiegarne i motivi raccogliendo documenti sul fatto che si tratti di una pratica tollerata ma non consentita.
Il documento ufficiale della Chiesa che stabilisce le regole su come dare la Comunione ai fedeli è la “Memoriale Domini”, redatta ai tempi di Paolo VI in cui si chiarisce in maniera netta che “il Sommo Pontefice non ha ritenuto opportuno cambiare il modo tradizionale con cui viene amministrata ai fedeli la santa Comunione”. Tuttavia, “se poi in qualche luogo fosse stato già introdotto l’uso contrario, la sede apostolica, affida alle conferenze episcopali il compito di vagliare attentamente le eventuali circostanze particolari, purché sia scongiurato ogni pericolo di mancanza di rispetto all’Eucaristia o di deviazioni dottrinali su questo Santissimo Sacramento”. Dunque la norma prevede che l’unico modo corretto di somministrare l’Eucarestia è in bocca. Tuttavia, le conferenze episcopali dei Paesi dove già da tempo è in uso la somministrazione sulla mano, da considerare in tutto e per tutto un abuso, possono “regolarizzare” la situazione chiedendo (e ottenendo) una specifica dispensa.
“Giunsi così alla conclusione – spiega monsignor Laise – che questa nuova pratica non era stata voluta dalla Santa Sede, e nemmeno faceva parte della riforma liturgica, ma che fu tollerata semplicemente mediante un indulto concesso come conseguenza della pressione insistente e tenace di alcune conferenze episcopali (soprattutto di Paesi con grande presenza protestante) e dopo l’introduzione della pratica in maniera completamente abusiva, alla quale sembrava impossibile resistere malgrado le denunce e proibizioni di Roma. Comprovai anche accuratamente che non esisteva nessun documento della Santa Sede, posteriore alla Memoriale Domini, nel quale la possibilità d’introduzione di questa forma di Comunione fosse stata ampliata.”
Nel volume, monsignor Laise spiega che “la posizione della Santa Sede in questo tema non è neutrale”, in quanto i sacerdoti sono esortati “a sottomettersi diligentemente alla legge vigente e ancora una volta confermata” contenuta nella Memoriale Domini. Giovanni Paolo II, nella Dominicae Sedae scrisse, anni dopo Paolo VI che era invalsa una “lamentevole mancanza di riverenza dovuta alle specie Eucaristiche”, dovuta anche ai “pastori della Chiesa che vigilarono in maniera poco diligente il modo di agire dei fedeli rispetto all’Eucarestia.”
Ho letto con vivo interesse l’intervista di p. Giovanni Giovanni Cavalcoli, che condivido in tutto, praticamente senza eccezioni, anche per il coraggio col quale ribadisce la fede di sempre. Vorrei però, che illustrasse ciò che di ‘buono’ ha fatto ‘anche Lutero’. Per quel che ne ho letto, credo che occorra molta buna volontà per scoprirlo…
Un grazie anticipato per il chiarimento.