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L’acclamazione al Vangelo riveste un ruolo ovviamente importante nel rito. Leggiamo anche qui quello che viene suggerito dalle rubriche del OGMR: “Dopo la lettura che precede immediatamente il Vangelo, si canta l’Alleluia o un altro canto stabilito dalle rubriche, come richiede il tempo liturgico. Tale acclamazione costituisce un rito o atto a sé stante, con il quale l’assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per parlare nel Vangelo e con il canto manifesta la propria fede. Viene cantato da tutti stando in piedi, sotto la guida della schola o del cantore, e se il caso lo richiede, si ripete; il versetto invece viene cantato dalla schola o dal cantore.

  1. a) L’Alleluia si canta in qualsiasi tempo, tranne in Quaresima. I versetti si scelgono dal Lezionario oppure dal Graduale.
  2. b) In tempo di Quaresima, al posto dell’Alleluia si canta il versetto posto nel Lezionario prima del Vangelo. Si può anche cantare un altro salmo o tratto, come si trova nel Graduale.

Quando vi è una sola lettura prima del Vangelo: 

  1. a) nel tempo in cui si canta l’Alleluia, si può utilizzare o il salmo alleluiatico, oppure il salmo e l’Alleluia con il suo versetto, 
  2. b) nel tempo in cui non si canta l’Alleluia, si può eseguire o il salmo e il versetto prima del Vangelo o il salmo soltanto.
  3. c) l’Alleluia e il versetto prima del Vangelo, se non si cantano, si possono tralasciare.

La Sequenza, che, tranne nei giorni di Pasqua e Pentecoste, è facoltativa, si canta prima dell’Alleluia”.

Anche qui devo ripetere quanto ho già detto in precedenza: il canto da veramente un tono altro ai momenti rituali. L’Alleluia recitato è una contraddizione. Certo non bisogna cadere in quell’errore tanto comune per cui si deve pretendere una sciocca allegria, specialmente in momenti come questo. Dovremmo recuperare il senso della gravitas che ci viene dal canto gregoriano, una gravitas che non è insensato e smodato abbandonarsi agli abbracci di Dioniso ma sempre mantenere quella compostezza che viene dalla solennità del rito. Anche in questo, c’è un tentativo di profanizzare il sacro, piuttosto che di sacralizzare il profano. Nell’OMGR viene suggerito che, quando c’è una sola lettura, l’acclamazione è opzionale SE NON SI CANTA. Questo per dire che il canto dell’acclamazione non è un optional ma è connaturata alla sua natura. Certo, cantare l’acclamazione ma non il versetto è inefficace, ma capisco che a volte non c’è scelta e se il sacerdote per primo non canta le parti, non è poi semplicemfar capire ai lettori che loro dovrebbero cantare le loro.

Si usa in alcuni luoghi di ripetere l’acclamazione dopo il Vangelo. Personalmente, non ci vedo nulla di male se questo è fatto con acclamazioni al Vangelo che non lo profanino con le urla scomposte delle cose che vengono dal mondo.

Aurelio Porfiri

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