La preghiera dei fedeli, nell’immaginario di molti, è ormai legata al prete interpretato da Carlo Verdone nel film “Viaggi di nozze”, un prete che non la smetteva più di ricordare parenti e amici degli sposi.
Ora, quella è una esagerazione comica, ma coglie una sensazione che è anche diffusa. Per questo vorrei identificare alcuni tipi psicologici tra i lettori della preghiera dei fedeli.
a) l’indeciso. L’indeciso è quello che guarda il prete trenta volte perché non ha capito in che momento deve cominciare a leggere le preghiere, se deve leggere lui o lei anche il testo iniziale e finale, che in realtà spetterebbero al sacerdote. Solitamente questo tipo psicologico si pente di fare il lettore per la preghiera dei fedeli 30 secondi dopo che gli è stato proposto, ma oramai….
b) la stella nascente. Quello che definisco come “stella nascente” è il tipo che è in un certo senso all’opposto dell’indeciso, quello che pensa che quello è il suo momento che forse non gli capiterà più e quindi deve dare tutto, compreso leggere i testi che non sono di sua pertinenza, come quelli spettanti al sacerdote. Esso è il preferito dei sadici che si divertono a vedere la faccia del prete quando tenta di farlo zittire, avendo spesso in risposta una scrollata di spalle alquanto risentita.
c) l’assente. L’assente è quello che legge la preghiera dei fedeli allo stesso modo in cui leggerebbe l’elenco del telefono, in quanto alle cose che legge si capisce che in fondo non ci crede, ma non per cattiveria o malafede, ma perché parlano di cose a volte così astratte (“preghiamo per la pace nel mondo…”) che lui o lei proprio non ci si ritrova. Quindi legge per senso del dovere, ma non più di questo.
d) il disturbatore. Il disturbatore di solito si trova in grandi eventi, quando il prete ha la malaugurata idea di suggerire di fare preghiere spontanee e c’è sempre quello che attacca una filippica chiedendo di pregare per tutto l’elenco telefonico di Roma (A-M perlomeno) e il brutto è che questi non li puoi fermare, pena riprovazione generale in quanto a buonismo, noi italiani, non abbiamo niente da imparare da nessuno.
Aurelio Porfiri