Ho sentito molte volte, in questi ultimi tempi, la facezia per cui lo scopo principale di certi snodi rituali in cui si usa la musica è che tutti cantino. Ora, vediamo questa facezia applicata all’introito della Messa. Sappiamo come il messale ci dona delle bellissime antifone di introito che sono tagliate per quella Messa specifica. Esse sono una catechesi ulteriore, vengono dalla Scrittura e sono proprio il vestito adatto per quella occasione. Ma quando i poveri superstiti direttori di coro ben preparati propongono di usare (nei vari modi possibili, anche in lingua volgare) questi testi, parroci, rettori, vescovi, liturgisti della nuova ondata, suore catechiste, suore non catechiste, catechiste mezze suore…insomma, un variegato mondo ecclesiale che ha in comune il fatto di non avere la benché minima nozione sulla funzione della musica nella liturgia, ti dicono: “ma no! Facciamo un canto che tutti sanno”.
Ora, leggiamo quello che dice l’Ordinamento Generale del Messale Romano: “47. Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri.
48. Il canto viene eseguito alternativamente dalla schola e dal popolo, o dal cantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla sola schola. Si può utilizzare sia l’antifona con il suo salmo, quale si trova nel Graduale romanum o nel Graduale simplex, oppure un altro canto adatto all’azione sacra, al carattere del giorno o del tempo, e il cui testo sia stato approvato dalla Conferenza Episcopale.
Se all’introito non ha luogo il canto, l’antifona proposta dal Messale romano viene letta o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, o altrimenti dallo stesso sacerdote che può anche adattarla a modo di monizione iniziale (Cf. n. 31)”. Insomma, non viene detto che lo scopo principale dell’introito è quello che tutti cantino a tutti i costi, questa è una possibilità (cioè che l’assemblea possa cantare) ma non è esclusiva. Favorire l’unione, non significa solo che tutti cantino, ma raccogliere tutti i fedeli riuniti, elevare i loro cuori al mistero che si celebra in quella data domenica. Ma pensate se a scuola ci facessero ripetere sempre Pascoli perché è un argomento che conosciamo bene! Ci sono esigenze pedagogiche a scuola e c’è una pedagogia dell’anno liturgico. In molte Parrocchie ormai, si comincia ogni domenica allo stesso modo, pensando di far partecipare le persone tradendo la pedagogia della liturgia stessa. Il problema di questi documenti sono gli “oppure”, dire che bisongerebbe fare questa cosa….oppure fate quell’altra, questa anfibologia linguistica purtroppo molto di moda in questi tempi ultimi.
Aurelio Porfiri