In Vaticano c’è un Papa regnante oppure ce ne sono due? L’uscita nelle librerie di tutto il mondo di “Benedetto XVI. Ultime conversazioni”, in cui il giornalista tedesco Peter Seewald interroga Joseph Ratzinger non ha di certo sopito le polemiche, accese subito dopo la rinuncia al ministero petrino del 2013. Le domanda che si fanno in tanti, nel mondo cattolico e non solo lì, sono tornate prepotentemente alla ribalta: la rinuncia di Benedetto XVI fu valida? Ugualmente, fu valida l’elezione di Francesco? Oggi in Vaticano ci sono due uomini vestiti di bianco che si fanno chiamare “Papa”: hanno lo stesso ruolo? Lo stesso potere?
A complicare le cose, pochi mesi fa, le dichiarazioni del segretario particolare di entrambi i pontefici, monsignor Georg Ganswein, che parlava di un “ministero petrino allargato” attualmente in corso tra Benedetto XVI e Francesco: una tesi parecchio ardita anche per un esperto di diritto canonico come lui, che, infatti, ha trovato l’immediato rigetto di teologi ed osservatori. Nel libro – intervista, però, Ratzinger afferma, con parole non del tutto chiare, che in Vaticano c’è un solo Papa regnante oggi ed è Francesco. Questo, nonostante lo stesso Benedetto XVI abbia deciso di continuare a vestirsi di bianco, di utilizzare lo stemma papale con i simboli del potere pontificio e di mantenere il titolo ufficiale di “sua Santità” ed il nome che scelse nel 2004 con la sua elezione al soglio di Pietro.
In un recente articolo pubblicato sul suo blog, uno dei vaticanisti più autorevoli d’Italia, da anni al servizio della Rai, Aldo Maria Valli, ha sgombrato il campo dai dubbi dando la sua versione su quanto sta accadendo: “Io non condivido la scelta [di Ratzinger] di diventare «papa emerito», perché, non essendoci una consacrazione a papa, il ruolo viene meno nel momento in cui termina il suo esercizio. Non sono neanche d’accordo con l’idea che ci possa essere un pontificato «collegiale», «sinodale» o «allargato», perché Gesù ha scelto Pietro e solo Pietro. Quindi, pur con tutto l’amore e il rispetto, non riesco a seguire Benedetto quando dice che, se il papa si dimette, «mantiene la responsabilità che ha assunto in un senso interiore, ma non nella funzione». No, se il papa si dimette, si dimette e basta, torna cardinale e non mantiene nulla.”
D’altra parte, Antonio Socci, già conduttore televisivo della Rai, autore di tanti bestseller, sostiene da mesi che la figura del “papa emerito” non è mai esistita nella storia della Chiesa. “I canonisti – ha scritto su Libero – hanno sempre affermato che non può esistere, in quanto il “papato” non è un sacramento, come invece è l’ordinazione episcopale, infatti in duemila anni tutti coloro che hanno rinunciato al papato sono tornati allo status precedente, mentre i vescovi rimangono vescovi anche quando non hanno più la giurisdizione di una diocesi.” Socci ricorda che Benedetto XVI non spiegò le motivazioni teologiche dietro la sua decisione, ma, anzi, disse che “la mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo”. Si chiede poi Socci: “Benedetto XVI, nella pienezza dei suoi poteri, decise proprio di restare papa e rinunciare al solo esercizio attivo del ministero. Se quella sua decisione è inammissibile e nulla significa che è nulla anche la sua rinuncia?”
Un altro osservatore, Lorenzo Bertocchi, firma della Nuova Bussola Quotidian, uno dei più importanti siti cattolici italiani, ha parlato di “questione (irrisolta) del ministero petrino.” Per Bertocchi “Ratzinger sembra confermare a Seewald una lettura simile a quella fornita da Gänswein, una lettura che ha sollevato dubbi tra teologi e canonisti” e si chiede “cosa significa che il papa emerito “mantiene la responsabilità che ha assunto in senso interiore”? Vi è davvero un munus petrino di tipo “spirituale” che può sdoppiarsi rispetto a quello, per così dire, “amministrativo-esecutivo?”
Domande che, però, non sembrano trovare risposte in “Ultime conversazioni”. Anzi, con l’uscita del libro la confusione non solo continua a regnare sovrana, ma sembra addirittura aumentata.
Michele M. Ippolito
Il papà è uno, Dio quando unge un papa lo fa per sempre, non serve dare le dimissioni perché Dio rinnegherebbe se stesso, e ciò, è impossibile. Quindi benedetto XVI resta papa finché Dio lo vuole in vita. Tutte le arzigogolature sull’argomento vorrebbero leggittimare Bergoglio che non è papa, e qui si spiega la profezia del terzo segreto di Fatima che parla di un vescovo vestito di bianco come si suol definire papa Francesco: il vescovo di roma, ossia il falso profeta.