“Oggi in Venezuela non c’è propriamente un conflitto ideologico tra destra e sinistra” ma “una lotta tra un governo diventato dittatura, autoreferenziale che serve solo i propri interessi e un intero popolo che reclama la libertà e cerca affannosamente, a rischio della vita dei più giovani, pane, medicine, sicurezza, lavoro ed elezioni giuste, piene libertà e poteri pubblici autonomi, che mettano in primo piano il bene comune e la pace sociale”. È il passaggio più significativo del saluto che la delegazione dei vescovi venezuelani ha rivolto ieri mattina al Papa durante l’udienza privata in Vaticano, diffuso a notte inoltrata.
I sei vescovi (compresi due cardinali) guidati dal presidente e arcivescovo di Cumana’ mons. Diego Padron Sanchez, hanno ribadito a Papa Francesco la loro “indiscutibile” obbedienza “cum Petro et sub Petro”: “Ogni altra interpretazione è falsa e malintenzionata”. Hanno poi raccontato al Papa gli sforzi per chiedere al governo aiuti umanitari e la “speranza che la Caritas venezuelana, oltre all’ampio lavoro ordinario, possa almeno disporre di medicine in tempi rapidi e senza esclusioni per tutti i cittadini” anche se “le condizioni stabilite dai ministeri e altri organismi incaricati della salute e nutrizione sono tali e tanti che la strada è ancora in salita e piena di ostacoli”.
I vescovi hanno poi ricordato al Papa la loro posizione sulla Assemblea nazionale Costituente che giudicano “sconveniente e pericolosa” e “imposta con la forza”: “I risultati sarebbero la costituzionalizzazione di una dittatura militare, socialista-marxista e comunista, la permanenza illimitata dell’attuale governo al potere, l’annullamento dei poteri pubblici costituiti, in particolare dell’Assemblea nazionale, che rappresenta la sovranità popolare, l’aumento della persecuzione e l’esilio degli oppositori” e maggiori rischi di “corruzione dei governanti”, “maggiori controlli alla libertà di espressione compresa la libertà religiosa e maggiore repressione sulla cittadinanza”. (SIR)