Monsignor Michele Seccia, barlettano, è il nuovo arcivescovo della diocesi metropolitana di Lecce, come anticipato qualche tempo fa da La Fede Quotidiana. Viene dalla diocesi di Teramo- Atri. Succede a Monsignor Domenico D’Ambrosio che lascia per motivi di età. La Fede Quotidiana ha intervistato il nuovo vescovo della diocesi salentina.
Eccellenza Seccia, un pensiero alla sua ormai… vecchia diocesi
“Intanto sino all’ultimo giorno della mia permanenza qui voglio dedicarmi a questa gente che mi ha accolto in modo molto caloroso ed amichevole. Sono stati anni belli anche se caratterizzati da difficoltà e penso a ben due terremoti, 2009 e 2016, fortunatamente senza il pesante bilancio di vite umane come avvenuto in altre parti anche vicine a noi. Uno dei grandi disappunti è costituito dalle 200 chiese ancora inagibili”.
Va a Lecce. Lei è pugliese, conosce la nuova realtà, la ha studiata?
“Francamente non ho avuto il tempo di studiare la situazione, perchè impegnato qui. In ogni caso so bene che Lecce ha una tradizione molto robusta, una fede viva ed io stesso sono stato segretario personale di un grande vescovo della diocesi di Lecce, il compianto Monsignor Cosimo Ruppi”.
Quali sono le sfide o le emergenze che pensa di trovare a Lecce?
” Un poco quelle di tutte le sedi del Sud. Penso alla disoccupazione, specie giovanile, alla povertà diffusa e alla immigrazione visto che le nuove rotte fanno capo verso il Salento diventato terra di sbarchi. A Teramo abbiamo sperimentato che è possibile integrare e vado con la mente a migranti che oggi sanno produrre ceramica o giocano in una squadra di calcio. Lecce è una sede bella, importante , con un bagaglio di fede e di cultura”.
Preoccupato dal nuovo compito?
” Indubbiamente è una bella responsabilità da affrontare serenamente con l’aiuto di tutti. Voglio ascoltare chi mi circonda senza nessuna presunzione. Il futuro, questa è la mia ricetta, si affronta giorno per giorno”.
Bruno Volpe