“I migranti e i giovani in Sicilia non sono reciprocamente nemici, ma sono il popolo del futuro, il popolo della speranza”. Ne è convinto monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, che nel discorso alla città per il 393° festino di santa Rosalia (15 luglio) – diffuso oggi nella newsletter settimanale della diocesi -, ha ammonito: “Rischiamo di essere una città e una regione senza futuro, perché la mancanza endemica di lavoro rischia non solo di gettare in una crisi irreversibile la nostra economia, ma soprattutto rischia di sottrarre la speranza di un domani ai nostri giovani”.
“L’esodo dalla Sicilia sta diventando una necessità storica terribile, che priva la terra del suo nutrimento decisivo”, il grido d’allarme del vescovo: “E ad alimentare un territorio, una città, sono i desideri, i progetti, la voglia di fare, le idee e le aspirazioni delle giovani generazioni che si avvicendano nel corso dei decenni e dei secoli. Senza la linfa ideale e rinnovata di questo ardore, senza il sapore di questo sogno, non c’è domani. Ma senza lavoro vero, dignitoso, costruttivo, teso a cambiare il mondo, non c’è domani”. “E mentre si compie quest’esodo doloroso, Palermo e la Sicilia tutta sono il porto ideale di un altro esodo, di dimensioni planetarie, quello dei popoli del Sud del pianeta – dei nostri fratelli africani e del Medio Oriente – che giungono in Europa in cerca di rifugio e di opportunità di vita”, ha proseguito il presule, secondo il quale “non dobbiamo nasconderci però dietro i luoghi comuni o le visioni distorte di molta politica”.
“La molla ultima di questo esodo biblico, al di là di ogni consapevolezza di chi parte, è il desiderio di giustizia”, ha spiegato, “perché abbiamo costruito e stiamo costruendo un mondo senza giustizia, dove in maniera insopportabile i poveri impoveriscono e aumentano, mentre i ricchi si arricchiscono e sono sempre di meno. Un mondo in cui il Nord – gli Stati Uniti, l’Europa -, tutti i cosiddetti Paesi sviluppati, possono sfruttare e depredare le ricchezze dei popoli del Sud – dell’Africa, dell’Asia – senza alcuno scrupolo e senza alcun ritegno. È da questo squilibrio che affama miliardi di persone, da questo ordine politico che accetta e fomenta la guerra e quindi la fuga disperata dei civili, è da questo modo di ordinare (o di disordinare) il mondo che viene l’esodo disperato di milioni di persone che in definitiva vengono a chiederci giustizia e diritti. E Palermo e la Sicilia rappresentano la meta privilegiata di questi viaggi, il porto ideale dell’Occidente”.
Per Lorefice, “sarebbe un grave errore contrapporre i due esodi, quello dei nostri giovani e quello dei popoli del Sud”: “Chi ha una responsabilità politica ed è purtroppo miope e ignorante può farlo. Noi no. Noi no”. “Pensare che sia l’arrivo di tanti fratelli dal Sud del mondo a togliere il lavoro ai nostri giovani è una totale idiozia”, ha affermato. Al contrario: “L’esodo epocale dall’Africa attraverso il Mediterraneo è l’appello, e soprattutto l’opportunità che la storia ci offre, per ribaltare il perverso assetto del mondo e della sua economia; per creare nuove possibilità e nuove speranze proprio grazie all’accoglienza e all’integrazione dei tanti che giungono e che già oggi sono un polmone del lavoro e dello stato sociale in Italia. L’alleanza tra i due esodi, e non la contrapposizione, è il vero orizzonte che ci può consentire un passaggio nuovo”. (SIR)
Cerrrto….. i migranti musulmani poi li evangelizza lui? O istituisce il ramadan come festa religiosa????
Io lavoro nell’ambito dell’immigrazione e posso affermare che questo fenomeno non segna il futuro dell’Europa ma il suo declino……
Un ciclista deficiente travestito da vescovo che non sa qual è il futuro di un territorio invaso da milioni di cavallette.
Non tutti noi siamo d’accordo, nonostante ribadisco il rispetto per la sua figura e ciò che gli è chiamato a rappresentare e per giunta in una città veramente molto difficile e pesante fatta ancora da persone di dura cervice.
Speriamo che si sappiano difendere i confini territoriali da invasioni vere e proprie e smettere di proporre queste litanie da psicosetta che vogliono indurci a modificare per forza il pensiero personale dissenziente con ogni mezzo, dolce e meno dolce.
Per grazia di Dio, ancora in forma soltanto verbale.