Da quel grande giornalista che è, Vittorio Messori autorevole firma cattolica, intervistò Giovanni Paolo II ( a quel tempo i papi non rilasciavano interviste a go go ai primi che passavano, men che meno si facevano impunemente travisare, senza smentite, da maliziosi finti teologi ultra novantenni). Parliamo del libro: “Varcare le soglie della speranza” di Giovanni Paolo II intervistato da Vittorio Messori, 35 domande. Abbiamo intervistato Vittorio Messori.
Il suo fu davvero uno scoop. Ce lo racconti, Messori…
“In verità Giovanni Paolo II non voleva un libro, ma una intervista per la tv e me lo disse, pranzando gomito a gomito nella sua residenza estiva. Insistette molto, però io gli dissi che non avevo conoscenza della cinepresa e delle tecniche televisive e che non era la persona giusta”.
Che cosa avvenne?
“Dopo qualche tempo, mi contattò Navarro Valls il portavoce vaticano e mi comunicò che il Papa aveva cambiato idea e che acconsentì alla intervista scritta. Mi pregò di mandare delle domande”.
Lei nella prima occasione pranzò gomito a gomito con Giovanni Paolo II…
“Fu un pranzo molto austero, anzi piuttosto sobrio perché Giovanni Paolo II non mangiava molto e affrontammo, come le dicevo, ogni aspetto del problema”.
Conoscendolo di persona, che idea ne ha ricavato?
“Aveva un’ evidente aurea di santità, la sprigionava dal suo corpo e chiunque fosse a contatto con lui la percepiva. Non era una persona qualunque”.
Qualcuno parla di mistico…
“Sicuramente lo era basti vedere come celebrava la Santa Messa. Rimaneva rapito. Navarro Valls inoltre mi ha riferito che talvolta, dopo aver pregato, cadeva in estasi e allora occorreva portarlo trascinandolo per i piedi dalla cappella sino al suo letto”.
Che rapporto aveva con la sua Polonia?
“Intenso. Ma non era un nazionalista, perché guardava al mondo”.
Qual è il centro del suo messaggio?
“Direi il suo ‘Non abbiate paura’, quel suo invito ad aprire, anzi spalancare le porte a Cristo. Un Papa Santo”
Bruno Volpe