“Bisogna evitare che si ammetta la brevettabilità” del futuro vaccino anti-Covid 19. “Il sistema dei brevetti si applica nei confronti dei beni privati e di alcuni beni pubblici ma non dei beni comuni. Quello che allora il Papa ha voluto dire ieri è che il vaccino per malattie infettive contagiose, deve essere riconosciuto in sede internazionale come bene comune globale e non come bene privato”. Così al Sir il presidente della Pontificia Acccademia delle scienze sociali, Stefano Zamagni, a commento delle parole pronunciate ieri all’udienza sull’universalità del vaccino.
“È evidente che negare la brevettabilità non significa non riconoscere alle industrie o ai laboratori o ai centri di ricerca il giusto pagamento dei costi e anche una ricompensa equa del lavoro svolto. È ovvio e il Papa non lo nega. Non dice, voi lavorate gratis. La brevettabilità è un’altra cosa. Significa dare un potere di monopolio alla impresa che arriva per prima al vaccino. Ma il monopolio è come la dittatura: come in politica laddove c’è un solo partito, c’è dittatura, la stessa cosa avviene in economia. Se nel mercato c’è un solo produttore, questo si chiama monopolista ma equivale a definirlo dittatore. Ed è questo il problema sollevato dal Papa”.
Zamagni conclude: “Vaccinare gli abbienti e trascurare i poveri – dice l’economista – equivale decretare l’estinzione di quest’ultimi. Ma questa sarebbe una forma nuova di razzismo di cui dovremmo solo vergognarci”. (SIR)
Rimangono gli interrogativi molto inquietanti sulla composizione dei vaccini: è un problema etico che può comportare l’obiezione di coscienza. Valeva la pena almeno accennarlo.